Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Pierluigi Rotundo sul valore degli archivi familiari e il ruolo che essi rivestono nella conservazione e trasmissione della memoria storica e culturale:
"L'archivio di famiglia, memorando il passato, dà radici al presente e protegge il futuro sociale. C'è una tipicità, una territorialità, una cultura familiare, che emerge spontaneamente nell'interpretazione delle carte, per nulla trascurabile in una ricerca e analisi storiografica".
Sono queste le parole con le quali Mons. Filippo Ramondino, archivista della Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea e docente presso l’Istituto Teologico “S. Pio X” di Catanzaro, ci segnala - dalle pagine di “Veritatis Diaconia” (N. 12, Anno VI (2020); pp.19-25) - l'importanza degli archivi domestici, giacimenti ineludibili alla ricostruzione dell'identità storica di luoghi e persone. Quanto affermato dal Reverendo, tuttavia, riprende un discorso già avviato nel 1984 da Arturo Nesci di Sant'Agata che, tra le pagine della "Rivista storica Calabrese" (N.S. - Anno V – Numeri 3-4 – Luglio – Dicembre 1984; pp.169-173), poneva l'accento sul grave stato di abbandono in cui versavano importanti realtà archivistiche familiari e, soffermandosi sul ruolo esercitato nella storia dall'aristocrazia, ne caldeggiava l'urgente riordino, fornendo rapide considerazioni ed efficaci indicazioni. In tale discorso di tutela e valorizzazione delle memorie di famiglia significativa emerge la testimonianza offerta dalla Marchesa Simonetta Taccone di Sitizano Bisogni.
Discendente d'un casato marchionale antichissimo, che valica i 450 anni di storia, parliamo con lei della giovinezza, dei genitori, Renato e Giovanna Albani, dell'educazione ricevuta in famiglia e del valore assunto dallo studio della storia negli anni della propria formazione. Adolescente, con le amate sorelle Antonella (oggi scomparsa) e Donatella, vive già il culto delle memorie della <>, a questo puntualmente sollecitate dall'attenta figura paterna. E' una dedizione profusa nel tempo, espressa con la raccolta di antichi carteggi, corrispondenze familiari e non, istantanee ed importanti volumi; e ciò, in tempi recenti, ha favorito la pubblicazione di un antico manoscritto (“Secreti – Studi e Riflessioni su di un Antico Manoscritto”, Adhoc Edizioni, 2020, pp. 96), indagato nelle sue declinazioni storico - antropologiche, farmaceutiche e mediche.
Siamo nella Briatico del primo Ottocento, in un paese da pochi decenni “risorto” prossimo al mare. Il terremoto del 1783 ne rase la popolazione e l'abitato, ed il nuovo assetto urbano rinasce così sulla costa.
Parte da qui la massiva vergata nel 1836 da Gerolama Lombardi de' Satriani che, con toni vellutati e di rispetto, comunica all'amica e parente Prudenzina Bisogni de Riso. L'argomento è oltremodo delicato ed il tatto e riserbo dovuti sono tali da far giungere il messaggio a Catanzaro per mano di un fidato <>.
E' il tempo remoto in cui, lontane consuetudini, non di rado acuivano affanni e speranze per l'assenza di un erede maschio, prosecutore del <>, della genìa ed erede del patrimonio, incoraggiando così quegli iter terapeutici che la Lombardi de' Satriani segnala all'amica.
La premura di ottemperare alle infauste convenzioni trovava spesse volte conforto in un fidato empirismo! Tale discorso, tuttavia, si estendeva più in generale alla sanità e cura del corpo, sperimentata con l'impiego di erbe officinali, sostanze animali e vegetali, rivelando una conoscenza del mondo naturale, botanico ed animale davvero scrupolosa. Le prescrizioni, nondimeno, nascevano dallo studio: i "Secreti" cui facciamo riferimento, raccolti in un plico di fogli che si accompagnavano alla citata lettera, sottopongono infatti contenuti di datazione cinquecentesca, riproponendo parte de i "Segreti Medicinali" del piemontese Pietro Bairo.
Interessanti sono quelle descrizioni della missiva che il compianto Prof. Luigi M. Lombardi Satriani, definisce, nel suo contributo al testo, <> poiché <>. Il testo, avvalendosi dei qualificati contributi di Simonetta Taccone Bisogni, Luigi M. Lombardi Satriani, Domenico Monteleone, Franco Vallone e Giancarlo Signore, ricostruisce il contesto storico, analizza minuziosamente l'evoluzione della farmacopea nei secoli, della medicina e, nel contempo, evoca uno spaccato di vita oggi desueto ancorché evidentemente suggestivo. Racconta di casa Bisogni, dell'antico palazzo tardo-settecentesco realizzato da Pietro Frangipane (secondo una formulazione progettuale in linea coi dettami antisismici del governo borbonico) nella la maestosità di un'emergenza architettonica dai timbri tardo-barocchi.
L'incontro con Donna Simonetta, nella magione che fu di Françisco e Don Giuseppe Alcalà (Governatore dei possedimenti calabresi del Duca dell'Infantado) sulla "Seggiòla" di Pizzo, oggi "Palazzo Bevilacqua - Taccone di Sitizano", è il salto in una dimensione avulsa dalla corsa dei tempi. E' il contatto con una donna di antica finezza che, nell'ensemble ovattato di arredi, suppellettili, carte e libri, austera muove elegante in uno spazio proteso sul mare, perpetuando l'amata figura del marito, Nicola Taccone di Sitizano, presto mancato, e dei suoi maggiori. Racconta delle antiche ramificazioni genealogiche e, più specificatamente, di Renato Bisogni, suo padre.
Il ricordo sempre vivo della sua figura ne riporta, come in un caleidoscopio, la verve, l'amore per la cultura, per gli animali e la natura; l'intelligenza vivace di un Uomo sopra ogni cosa coraggioso.
Temerario salvò nel 1943 un'intera famiglia di Ebrei, che assieme alla moglie nascose a lungo presso il Boston Hotel di Roma. Tale gesto, decenni successivi, valse ai due coniugi il conferimento del titolo di “Giusti tra le Nazioni” da parte dello "Yad Vashem" di Gerusalemme, e questa memoria è tra quelle cui le tre sorelle Bisogni son da sempre più fiere.
In salotto un album raccoglie la corrispondenza con Curzio Malaparte, compagno di studi al "Cicognini" di Prato, accanto alla cui residenza caprese pensava di edificare una casa secondo un progetto razionalista di Adalberto Libera.
A margine di tali note, che si propongono di additare l'esempio di Simonetta Bisogni Taccone, custode vigile del passato, ci piace concludere questo breve racconto col monito della Nobildonna Maria Murmura Folino (Presidente della “Fondazione Antonino e Maria Murmura” ed affine al lignaggio Bisogni, che di recente ha istituito la “Casa Museo” nell'avìto palazzo di famiglia): "Laddove non c'è memoria non c'è futuro! Noi viviamo attraverso la memoria e non vi è progresso senza un'attenzione alla storia che ci ha preceduti".
Pierluigi Rotundo
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