
"La mia casa ricade in zona cantiere a Torre Faro, è la casa dei miei nonni, la mia famiglia vive lì da almeno 100 anni, lo definisco il luogo dell'anima per gli affetti che racchiude, non ha solo valore materiale ma anche affettivo, valori che vengono calpestati completamente". È lo sfogo di Giovanni Pizzimenti, 78 anni, uno dei cittadini la cui casa ricade tra quelle oggetto di esproprio per la costruzione del ponte. "Non penso a un'alternativa a quella casa e non vogliamo arrenderci - dice - perché per me quello è il posto dove vivere, dove abitavano i miei genitori, dove vive la mia famiglia". E sui ricorsi: "Se uno fa ricorso ritarda gli indennizzi, ma è una trappola perché se sei d'accordo hai i soldi subito, ma se non sei d'accordo, sarà un contenzioso lungo e faticoso quindi o accetti o sono fatti tuoi, questa è l'amara realtà".
Alla conferenza stampa a Palazzo Zanca, a Messina, è intervenuto anche Elio Conti Nibali dell'associazione Invece Del Ponte: "Sono state pubblicate centinaia di pagine di nominativi di ditte e particelle; questo da un lato è una cosa positiva perché finalmente tutti capiranno una buona volta che il problema non riguarda solo quei confinati che vivono nella zona più bella del mondo che è Torre Faro-Capo Peloro, ma riguarda tutta la città da Contesse, all'Annunziata a Montepiselli, a Sperone. Ed è ancora più importante denunciare in questo momento come tutto questo percorso sia costruito su carte vecchissime: ritroviamo nei documenti presentati incongruenze pazzesche; significa che ci hanno raccontato barzellette, qui si lavora sulla pelle dei cittadini messinesi".
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