Presentato a Catanzaro "Gli eroi di Monte Piana", il nuovo romanzo di Gabriele Ruggiu

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images Presentato a Catanzaro "Gli eroi di Monte Piana", il nuovo romanzo di Gabriele Ruggiu

  03 aprile 2025 21:06

di GAETANO MARCO GIAIMO

È stato un pomeriggio commovente quello trascorso all'interno della sala Placanica della Biblioteca De Nobili di Catanzaro, grazie alle parole di Gabriele Ruggiu. Lo scrittore calabrese ha presentato il suo libro "Gli eroi di Monte Piana", romanzo breve che racconta la storia del bisnonno Giuseppe, reduce della Prima Guerra Mondiale, una volta rientrato dal fronte della battaglia tenutasi tra il 1915 e il 1917 e in cui persero la vita 14000 soldati: l'uomo è stato costretto a fare i conti non solo con l'invalidità fisica ma anche con il profondo disagio psicologico causato dagli orrori della guerra, trovandosi inoltre a rincorrere uno Stato che non vuole riconoscergli i propri meriti, sentendosi incapace di agire e dar voce alla propria frustrazione. A salvarlo da questa spirale discendente è la moglie Maria, donna determinata ed empatica, vera co-protagonista dell'opera. L'evento è stato organizzato da Comune di Catanzaro, Mia Calabria, Collettivo Pamuk e Patto per la lettura Catanzaro.

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Miti Aiello, fondatrice di Mia Calabria - Cultural and experiantial tours, ha moderato la presentazione. Dopo i saluti iniziali dell'Assessora alla Cultura di Catanzaro, Donatella Monteverdi, che ha sottolineato come il tema della guerra si stia ripresentando in questo periodo e quanto l'esempio del passato può permettere alla società di saper riflettere a riguardo, sono stati introdotti Ruggiu e Giusy Mazza, poetessa e autrice di "Donne Disoneste", che si è fatta interprete di alcuni brani del libro, inframezzando i vari segmenti della discussione, dopo aver ricordato che isolamento, depressione e invalidità sono tematiche estrememante attuali: "L'idealtipo, che ci vuole perfetti e invincibili, è un costrutto artificiale: il vero valore da portare avanti in maniera imprescindibile è l'umanità".

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Ruggiu ha preso poi la parola, ripercorrendo la genesi dell'opera: "Inizialmente, quando ho trovato i documenti storici in casa di mia nonna, pensavo di avere tra le mani una classica storia bellica. Scavando nelle lettere, dopo averle fatte rigenerare, ho visto come ogni parola era permeata dai sentimenti del mio bisnonno: dolore, sofferenza di un uomo che non otteneva riconoscimento, vergogna per la sua condizione, trauma. La guerra non la combatte solo chi va al fronte ma anche chi resta a casa e aspetta notizie dai suoi cari, per questo il titolo è declinato al plurale. Ovviamente, ho romanzato la storia partendo dalle testimonianze ma la figura che viene fuori maggiormente è quella di Maria, simbolo di speranza e azione: una donna ribelle, moderna, che con la sua empatia e la sua forza d'animo è riuscita a far capire al mio bisnonno di non dover affrontare tutto da solo, sostituendosi a quel bastone - presente in copertina del libro - simbolo della sua vergogna e del suo fallimento".

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Un'altra tematica affrontata nel romanzo è l'importanza di fare rete: "La mia bisnonna ha spronato molto il marito a scrivere ai suoi ex commilitoni, affinché le loro voci fossero ascoltate dallo Stato che li ignorava da quasi trent'anni. Proprio tramite la loro unione Giuseppe si sente compreso e riesce ad ottenere il riconoscimento che aspettava, perché più voci insieme possono fare tanto rumore. Da questa storia ho preso l'ispirazione per la fondazione del Collettivo Pamuk, che unisce artisti di ogni genere con lo scopo di condividere successi e fallimenti". Il vero messaggio dell'opera è quello di non permettere a nessuno di cancellare la propria storia ed è questo che l'autore vuole trasmettere soprattutto ai ragazzi, utilizzando un linguaggio semplice e lineare per sensibilizzare da un punto di vista storico e morale la vicinanza a chi soffre: le vite si salvano anche con una parola o un gesto. Dopo un breve dibattito con la platea, che ha anche suscitato la commozione dello scrittore, la presentazione è terminata con un firmacopie.

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