di SABATINO NICOLA VENTURA*
Sono 136 anni che in tutto il mondo si festeggia il Primo Maggio.
Per questo 1° maggio ho deciso di non proporre una mia riflessione, ma di riportare significative decisioni istituzionali e frasi di personaggi celebri. Concludo con parti di un articolo di Berlinguer.
“Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione “. (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948).
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. (Articolo 1 della Costituzione Italiana).
“Quanto vorrei vedere tutti con un lavoro decente! È una cosa essenziale per la dignità umana” Papa Francesco.
“Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non “chiede quindi il Paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo “. Sandro Pertini.
“Il Primo Maggio è la celebrazione di chi ha reso possibile un mondo più giusto “. John F: Kennedy.
“Non è il lavoro a nobilitare l’uomo, ma il rispetto per chi lavora”. Bertolt Brecht.
“Il vero progresso sociale non sta nel moltiplicare i bisogni, ma nel garantire la dignità del lavoro a tutti”. Papa Francesco.
“C’è una sola festa civile che si celebra ogni anno in tutto il mondo e che non è la commemorazione di qualcosa di non più esistente, ma che invece è la festa di una forza sociale e umana vivente, che agisce e lotta nel presente per trasformare il mondo intero. C’è una sola festa civile che chiama e sospinge gli uomini a uscire dai loro tenaci particolarismi, che supera i confini di tutte le patrie e sollecita ed educa alla solidarietà internazionale: è la festa del PRIMO MAGGIO. E’ il giorno nel quale centinaia di milioni di uomini e di donne, in ogni angolo della terra, si ritrovano e s’incontrano per rinnovare l’impegno di fare del lavoro il fondamento della dignità della persona umana, la pietra di paragone di una reale giustizia, la condizione per una libertà vera, che è liberazione dal bisogno, dallo sfruttamento, dalla oppressione…” “…Conservatori e reazionari hanno rinfacciato a lungo agli operai, ai contadini, ai lavoratori che essi ponendo la “questione sociale” (come un tempo si diceva) ponevano una “questione di ventre”: come a dire, si preoccupavano unicamente del lato “materiale” della vita. Le classi lavoratrici hanno sempre saputo che la vita dell’umanità non sta tutta nella sua vita economica; ma essi hanno anche imparato, e a proprie spese, che l’economia è l’espressione più immediata dell’umanità in quanto società, in quanto tessuto di rapporti interdipendenti, che si stabiliscono necessariamente tra le persone, i ceti e le classi, perché un organismo sociale possa vivere facendo vivere i suoi membri, che debbono poter produrre, consumare, scambiare, vendere, muoversi da un luogo all’altro, soddisfare esigenze individuali e collettive.
“Noi siamo diventati socialisti, scriveva Gramsci su l’Ordine Nuovo nel 1919, non perché ritenessimo che nella vita vale più il mangiare, ad esempio, che lo studiare, ma perché abbiamo provato che non si può studiare se non si mangia o se si mangia male”.
C’è qualcuno che ancora oggi, e in tempi d’inflazione, seguita ad ammonire i lavoratori, non importa se con formule più ammodernate, a non badare troppo al “ventre”, a rinunciare alla lotta per migliorare in tutta la misura del possibile le proprie condizioni economiche e sociali, di lavoro e di vita. Costoro, gli odierni assertori dell’austerità a senso unico, per un verso chiedono una cosa impossibile e inaccettabile, perché, proprio sviluppando le loro battaglie per obiettivi di benessere sociale, le classi lavoratrici stimolano a costruire un ordinamento economico, civile e politico in cui non si sia più costretti o indotti a badare prevalentemente al “ventre”.
Ma, per un altro verso, sfondano anche una porta aperta, perché tutta la storia del movimento operaio, contadino e popolare italiano dimostra che esso, insieme con le rivendicazioni economiche e sociali, ha contemporaneamente sostenuto una battaglia per i più alti valori morali, civili e culturali, per l’affermazione delle libertà democratiche…” Tratto da un articolo di Erico Berlinguer dedicato al 1° maggio del 1974.
Quanto scriveva Berlinguer, ben 50 anni fa, è ancora oggi di particolare attualità.
*già assessore comunale
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