Si è conclusa con 59 richieste di condanna per complessivi 540 anni di carcere, la requisitoria della Dda di Catanzaro dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Petrol Mafie. Sette anni di reclusione sono stati chiesti per l’ex presidente della Provincia di Vibo (attuale sindaco di Stefanaconi) Salvatore Solano, imputato di estorsione elettorale, corruzione e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa.
Trent'anni di reclusione a testa sono stati chiesti per il boss Luigi Mancuso, accusato di essere a capo del “Crimine” di Vibo Valentia, struttura di ‘ndrangheta sovraordinata rispetto ai singoli clan, e per l’imprenditore Giuseppe D’Amico, cugino di Solano. L’inchiesta ha fatto emergere un’associazione per delinquere, con base a Vibo Valentia, finalizzata all’evasione dell’Iva e delle accise sui prodotti petroliferi. La frode, secondo l'accusa, consisteva nell’importazione dall’Est Europa di prodotti petroliferi artefatti (miscele), poi immessi in commercio come gasolio per autotrazione, con conseguenti cospicui guadagni dovuti al differente livello di imposizione fiscale. I prodotti venivano trasportati con documentazione falsa nei siti di stoccaggio di Maierato e Santa Venerina. Parti civili nel processo la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Interno, l’Agenzia delle dogane, l’Agenzia delle entrate, la Regione Calabria.
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