di MARCO VALLONE
La prima parte dell'ultima puntata di “Catanzaro Capitale”, la trasmissione di approfondimento politico de “La Nuova Calabria” condotta da Gabriele Rubino, ha visto come protagonista la vicesindaco del comune di Catanzaro con deleghe alle politiche del mare e allo sviluppo del sistema portuale, Giusy Iemma, reduce dalla presentazione, nella mattinata di giovedì, del progetto del porto di Catanzaro, infrastruttura di grande importanza per il potenziale di sviluppo che potrebbe ingenerare nel capoluogo di regione.
Si è discusso non solo, in generale, di quali potrebbero essere i cambiamenti in vista per l'infrastruttura portuale, ma anche, più nello specifico, della scelta dell'amministrazione comunale di affidarsi a un partenariato pubblico privato nella realizzazione del porto. Quali sono le ragioni di questa scelta, visto che sono disponibili 20 milioni risalenti della Regione, e altri 12 milioni aggiunti dalla stessa? Sono 32 milioni di euro pubblici, perché si è fatta la scelta di farsi accompagnare dal privato? “Intanto parliamo di 20 milioni, ma di questi 20 milioni – ha spiegato la vicesindaco Giusy Iemma – sono 14 quelli disponibili per la realizzazione dei lavori. Poi ci sono altre spese, come l'Iva per esempio. Quindi noi abbiamo un costo del progetto di completamento di 31 milioni, per cui il privato dovrebbe quindi partecipare per una quota di 17 milioni (aggiunti quindi ai 14, invece, pubblici ndr). Gli altri 12 milioni di euro serviranno per rispondere a quelle che sono le prescrizioni che hanno, in sede di richiesta di valutazione di impatto ambientale, formalizzato i dicasteri competenti, vale a dire il ministero dell'ambiente e quello dei beni culturali”.
“Quindi sono due lotti, e dobbiamo distinguere due momenti – ha illustrato Giusy Iemma -. Abbiamo valutato questa necessità innanzitutto per poter concorrere alla cifra necessaria alla realizzazione dei lavori di completamento, ma anche perché un gestore privato deve essere un gestore che abbia esperienza, competenza, in fatto di gestione di servizi. E quindi ci aspettiamo che ci sia un soggetto privato che abbia un elevato know how”. Quindi il pubblico non ha questo know how? “Beh, intanto diciamo che l'esperienza del porto di Tropea ci insegna che forse il pubblico al momento qualche difficoltà ce l'ha – ha evidenziato la vicesindaco di Catanzaro -, perché noi dobbiamo avere personale quantitativamente sufficiente ma anche qualitativamente adeguato. E poi mi permetto di dire che il partenariato pubblico privato esprime quella che è l'idea del porto che noi vogliamo realizzare. Vogliamo realizzare un porto che sia solamente un accessorio? Vogliamo realizzare un porto per ormeggi? Oggi il porto di Catanzaro è classificato come turistico peschereccio. Ma quando parliamo di turismo non ci riferiamo soltanto al turismo nautico. Abbiamo bisogno chiaramente di un porto che sia all'altezza del ruolo e che attribuisca alla città di Catanzaro il ruolo che spetta alla nostra città come capoluogo di regione. E quindi in ambito regionale, ma anche rispetto al resto del Paese e agli equilibri europei: noi siamo ambiziosi, la città ha delle risorse importanti. Dobbiamo uscire dalla sindrome di Calimero, dobbiamo osare e questa è una sfida importante perché, per realizzare un porto così come lo abbiamo pensato – ha aggiunto Iemma –, abbiamo anche necessità di attività di marketing e promozione. Marketing significa creazione, comunicazione, trasferimento di un valore in un mercato che è assai competitivo. Un mercato che però deve accogliere le esigenze di tutti gli utenti”.
Però l'obiezione politica emersa giovedì dal presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso, e da parte di altre parti dell'opposizione in consiglio comunale è questa: a fronte di un investimento importante da parte del pubblico perché non è il Comune stesso a gestire il porto, da cui potrebbe ricavare 500/600 mila euro all'anno? Sono soldi che potrebbero essere utilizzati dal Comune per altre attività: ad esempio la manutenzione stradale, che è uno dei crucci di tutte le amministrazioni comunali, non solo a Catanzaro ma anche in tutta Italia. “Questo è un passaggio importante, ci tengo a sottolinearlo – ha puntualizzato Giusy Iemma -: la gestione del territorio è comunque una gestione cruciale in molte città d'Italia, non solo del mezzogiorno. E noi ci stiamo organizzando per affrontare con dignità, e nei termini giusti, quella che è la gestione del territorio e della manutenzione delle strade. Non mi soffermo su questo aspetto. Voglio semplicemente dire che la concessione comunque prevede delle royalties: è una concessione di 50 anni perché, per fare un piano economico finanziario che verifichi la redditività per l'operatore è chiaro che noi dobbiamo dare un arco di tempo. E questo tempo deve essere più o meno lungo, in questi casi di project financing, perché deve prevedere eventuali rischi, e quindi flussi positivi in grado di ammortizzare questi rischi”.
“Allora la mia domanda è questa: è plausibile – ha chiesto Iemma - che si pensi che possa essere il Comune o comunque l'amministrazione pubblica a gestire il porto? Per carità, noi ci siamo anche confrontati su questa idea e lo faremo ancora anche per quel che attiene la concessione cinquantennale. Ma i numeri (che non sono fatti da noi, non sono fatti empiricamente, ma sono frutto di uno studio fatto da un advisor di fama internazionale come KPMG) ci dicono che, con una gestione cinquantennale dell'infrastruttura porto, noi possiamo essere attrattivi nei confronti dell'operatore e l'operatore economico ci consente di attribuire al nostro porto un ruolo che non è semplicemente locale o legato esclusivamente all'hinterland. Ma può essere inserito in un circuito di porti nazionali e internazionali. Allora la mia domanda è un'altra, e sono io che faccio la domanda – ha affermato provocatoriamente la vicesindaco di Catanzaro -: che cosa vogliamo fare della città di Catanzaro? Io credo che noi dobbiamo utilizzare le nostre risorse, quelle che sono per molti aspetti non sfruttate al massimo, e proiettare la città verso uno scenario internazionale e verso quello che è il ruolo che le è più congeniale. Quanto meno per restituire ai nostri figli la possibilità di poter scegliere se andare via o rimanere a investire nella loro città”.
Nell'ipotesi della sola gestione dell'area portuale, però, nell'analisi economico finanziaria dell'advisor si dice che si è al di sotto degli standard del mercato. Quindi, di per sé, per un operatore privato non sarebbe conveniente fare un'offerta e investire la cifra di 17 milioni di euro. “Esatto, questo è un dato – ha affermato Giusy Iemma -, tant'è che sono stati simulati vari scenari, introducendo, di volta in volta, degli elementi funzionali al raggiungimento del cosiddetto Tir Target. E questi sono al di là della concessione cinquantennale e quindi della gestione dei servizi interni al porto, elettivamente ormeggio e parcheggio. E voglio ricordare che ci sarebbe anche una piattaforma commerciale all'interno di questo porto, con anche ristoranti stellati, che bisognerebbe sostenere non solo da un punto di vista economico ma anche sotto il profilo del circuito e della conoscenza al di fuori della città di Catanzaro. E allora un'ipotesi conveniente per l'operatore economico potrebbe essere un abbattimento dei costi di costruzione del 10/20% per esempio e la gestione di un circolo del tennis, che – ha illustrato Iemma – si potrebbe realizzare in un'area che è adiacente al porto e potrebbe essere asservita al porto, attraverso un intervento di rigenerazione urbana. Potrebbe essere utile per ampliare l'offerta”.
Ci sono stati contatti con operatori privati? “Credo che giovedì ci sia stato qualche contatto perché comunque gli inviti sono stati mandati agli operatori economici del settore, ma in questo momento non è dirimente questo perché poi andremo a bando”. Ma ha suscitato un interesse? “Sì, c'è stato un certo interesse – ha spiegato Giusy Iemma -. E' stato mostrato un grande apprezzamento nei confronti del lavoro che questa amministrazione comunale sta portando avanti e del coraggio della stessa”.
Ma il porto di Catanzaro potrà ospitare fino a che dimensione massima? “Ne parlavo oggi con l'assessore Squillace – ha raccontato la vicesindaco del capoluogo di regione -. La dimensione massima preventivata in questo momento è di 24 metri. Però noi abbiamo la possibilità, così come fanno in tanti altri porti d'Italia, di collegare un dolphin, braccio d'acciaio, al molo di sopraflutto. E lì possono attraccare anche navi da crociera”. Addirittura da crociera? “Perché no – ha esclamato Giusy Iemma -! L'operatore privato queste cose le mette in preventivo. Forse un ente pubblico non ha gli strumenti per farlo, ma l'operatore privato queste cose le fa. E devo dire che se dovessero venire navi da crociera avrebbero veramente tanto da vedere nella nostra terra perché noi abbiamo un mare straordinario, fondali profondi popolati da tante biodiversità. Abbiamo queste spiagge estese, incontaminate, pinete marittime, aree di pregio naturalistico, siti archeologici. Io penso che non ci sia città più bella della mia città”.
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