di ALESSANDRO TARANTINO*
Da tempo seguo con sincero interesse il dibattito che ciclicamente riemerge circa l’intenzione (?) di riportare l’università - almeno una sua parte - nel centro storico di Catanzaro con il fine ultimo di rivitalizzare un’area fiaccata da vent’anni di incuria politica e amministrativa. E apprezzo particolarmente la possibilità che i colleghi de La Nuova Calabria hanno offerto alla cittadinanza aprendo le pagine digitali del giornale al confronto, un modo corretto per sopperire alla storica mancanza di luoghi fisici in cui discutere sulla città.
Di tutti gli interventi che ho letto, ho apprezzato quelli del collega e amico Marcello Barillà (LEGGI QUI) e del prof. Tullio Barni (LEGGI QUI), due persone che stimo profondamente per l’attenzione che da sempre dedicano alla cultura e alla sua diffusione, nonché per la capacità di argomentare le proprie posizioni con pacatezza e serietà. Spinto dalle loro riflessioni, provo ad aggiungere il mio modesto contributo.
Al tempo in cui si concretizzò, finalmente direi, il trasferimento dell’ateneo al Campus del quartiere Germaneto, ricoprivo il ruolo di rappresentante degli studenti dell’università. E proprio assieme al prof. Barni abbiamo lavorato affinché quel passaggio potesse concretizzare l’idea del prof. Salvatore Venuta che era alla base della nascita del nostro ateneo: l’integrazione delle conoscenze come moltiplicatore della capacità formativa dell’università.
In poche parole, nell’intento all’origine della sua nascita, il Campus avrebbe garantito agli studenti delle diverse facoltà di interagire, di scambiarsi competenze, di collaborare a progetti comuni, di apprendere più di quanto la propria facoltà avrebbe potuto insegnare loro.
Un obiettivo ambizioso che oggi, proprio grazie al Campus, è realtà e che deve ulteriormente rafforzarsi ma può farlo solo se le scelte politiche interne ed esterne all’ateneo concorderanno in maniera concreta sul fatto che esso sia un’opportunità strategica per Catanzaro e per la Calabria.
All’epoca del trasferimento, credo fosse il 2006, per garantire lo sviluppo del Campus e al contempo mantenere una forte presenza degli studenti nel centro storico, chiedemmo all’amministrazione comunale di assegnare all’università la gestione di Palazzo Doria, nel cuore di del centro storico cittadino: l’idea era farne una sala studio, un luogo in cui organizzare mostre, presentazioni di libri e progetti culturali interamente a cura degli studenti. Un luogo d’incontro che permettesse la nascita di un polo culturale “periuniversitario” potrei definirlo coniando un neologismo. E chiedemmo anche che la politica prendesse in considerazione l’ipotesi di lavorare ad un piano strategico sugli affitti per studenti con cui rendere conveniente rimanere in centro creando così quell’inclusione degli studenti su tutto il territorio cittadino e con particolare attenzione al centro storico e alle sue aree limitrofe.
A nessuna di quelle proposte ottenemmo riscontro, né dalla maggioranza, né dall’opposizione dell’epoca. E né da chi arrivò successivamente. Rimasero lettera morta mentre il centro storico iniziava il suo lento e inesorabile (?) declino verso l’attuale semiasfittica quotidianità.
Eppure, già allora, i segni di uno scollamento tra centro e periferie erano ben evidenti e negli anni non è stato fatto alcun passo in avanti affinché si ricucisse quello strappo. Un esempio? Per percorrere 12 km per raggiungere il Campus dal centro storico con un autobus di linea si impiegavano più di 70 minuti: un tempo assurdo per uno studente costretto a far sempre i conti con gli orari delle lezioni e l’esigenza di studiare dopo aver frequentato i corsi. Ancora oggi, quel tempo di percorrenza continua ad essere pressoché simile.
Per fortuna, proprio nel 2006 si gettarono le basi per la nascita del famoso “pendolo”, il collegamento veloce che prometteva di connettere Germaneto al centro in pochi minuti. Un’idea semplice ma perfetta per rendere Catanzaro centro il luogo ideale per accogliere le residenze degli studenti. Sperando che i cronoprogrammi diffusi siano alla fine rispettati, quel progetto vedrà la luce non prima del 2021, 15 anni dopo la sua ideazione.
Intanto il mondo è andato avanti, l’Università - per fortuna - è cresciuta, si è dotata di un polo sanitario di primo livello, sono nati altri corsi di laurea e nuove possibilità di formazione. E in tutto questo, gli universitari hanno trovato nel quartiere marinaro la loro collocazione ideale, favorendo la nascita di una movida che addirittura oggi qualcuno critica.
In un quadro di riferimento così complesso, ridurre tutta la discussione a “riportiamo in centro dei corsi di laurea” è, a mio avviso, una visione semplicistica. E per capire quanto sia poco pratica e praticabile una proposta del genere, basta chiedere un parere ai ragazzi che oggi frequentano il corso di Sociologia: relegati nelle aule di via Eroi 1799, assieme ai loro docenti sono perennemente sospesi tra l’esigenza di raggiungere il Campus in qualche maniera per seguire le lezioni comuni con altri corsi di laurea o per ottenere informazioni dalla segreteria. Oppure basta informarsi circa le difficoltà che gli iscritti ai master di II livello confinati tra le mura didatticamente inospitali del San Giovanni.
E intanto, mentre discutiamo di questo argomento, una parte di studenti dell’Ateneo catanzarese che, in base ai parametri ISEE e accademici, sono risultati vincitori di un alloggio assegnato dalla FondazioneUMG, quell’alloggio non lo potranno avere perché non c’è disponibilità.
Se è vero, allora, che gli studenti sono una risorsa per la città, è necessario affrontare con coraggio e capacità di programmazione un argomento che coinvolge direttamente lo sviluppo presente e futuro della città intera e del suo centro storico. Programmazione che, tanto su questo quanto su parecchi altri temi cittadini e calabresi, manca da decenni e coinvolge inevitabilmente le amministrazioni locali, il governo regionale, le associazioni studentesche e quelle di categoria. A loro è richiesto di spogliarsi della voglia di primogenitura su progetti improvvisati e confusi per dedicarsi ad un progetto più ampio, solido e strutturato, cioè a quella programmazione che, se messa in atto tenendo conto delle storture che in altri esempi calabresi ha determinato un’evoluzione cemento-orientata, potrebbe realmente segnare la svolta per Catanzaro e la sua provincia.
*Giornalista
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