Quel processo agli 88 fascisti: un caso giudiziario che ancora fa discutere Catanzaro (VIDEO)

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Processo agli 88, 1
  19 ottobre 2019 15:55

di PAOLO CRISTOFARO

L'occasione per riportare alla luce questa vicenda, dalle pagine nascoste della storia, ci giunge da un convegno organizzato questa mattina, al Complesso Monumentale del San Giovanni, dall'Associazione "Calabria in Armi", che ha visto la partecipazione anche del professor Mario Caligiuri, ex assessore regionale alla Cultura, della dottoressa Valentina Castanò e del dottor Nando Castagna e degli avvocati Gian Paolo Stanizzi e Roberto Viscomi, moderato dal dottor Riccardo Colao, coautore del volume "Processo agli 88".

Tanto per fare un riferimento letterario vicino all'ideologia dei protagonisti di questa vicenda, Ezra Pound scriveva che "se uno non è disposto a correre dei rischi per le proprie idee, o le idee non valgono nulla o non vale nulla lui." E per questo, appunto, per un'idea, 88 imputati sono stati processati, a Catanzaro, nell'aprile del 1945, per "azione sovversiva finalizzata a ricostituire il Partito Fascista".

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L'opinione pubblica della cittadina calabrese, già allora, era spaccata nettamente. Dopotutto, come aveva asserito anche Winston Churchill, un popolo che contava fino al giorno prima 45 milioni di fascisti (modo di dire, s'intende), non poteva trasformarsi l'indomani in un popolo di antifascisti. E, dunque, nel piccolo di quell'aula di tribunale, si manifestò quella che, su più larga scala, era l'immagine dell'Italia dell'immediato dopoguerra: profondamente spaccata.

Persino l'arcivescovo di Catanzaro, al tempo, era entrato nella disputa appellandosi al perdono cristiano, per l'assoluzione degli imputati, molti dei quali anche minorenni. Ma nulla da fare. In quell'occasione il tribunale condannò gli accusati, tra il mormorio degli astanti e le proteste generali, con una pena addirittura superiore a quella chiesta dal PM. Pena poi non scontata per intero, date le iniziative legislative di Togliatti, che negli anni successivi avviarono un tentativo di "distensione" per evitare un vero e proprio conflitto civile, in una paese profondamente dilaniato dalla guerra ideologica e da quella reale e concreta. 

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Persino il direttore de "La Nuova Calabria" - quotidiano d'informazione politica del tempo - fu arrestato per questioni legate alla diffusione dei verbali del tribunale, dei quali voleva proibirsi la pubblicazione. Un caso, insomma, che scombussolò gli animi dei catanzaresi e che, data la grossa partecipazione al convegno di stamattina, sembrerebbe smuoverli e incuriosirli ancora.  Finanche i Carabinieri - vigili nell'aula di quel tribunale - dopo la sentenza avrebbero quasi controvoglia prelevato gli imputati, conducendoli al cellulare per il trasporto in carcere.

Ad intervenire all'incontro di oggi anche il Generale di Divisione della Riserva, Pasquale Martinello, presidente dell'Associazione "Calabria in Armi" che ha sottolineato l'importanza della ricostruzione storica delle vicende legate alla nostra terra, che ci consente di scoprire dettagli inediti e sempre nuovi. Il dibattito è stato arricchito anche con contributi audio (come la comunicazione ufficiale dell'armistizio dell'8 settembre 1943).

Nando Giardini, uno degli 88, scrisse: "Come potevamo vivere gli avvenimenti che si presentavano alla valutazione di giovani che, come me avevano, fin da piccoli, vissuto con certi ideali? [...] Con molto scoramento, dolore, delusione e frustrazione. I nostri sogni si erano praticamente infranti! Ma avevamo vent'anni e abbiamo continuato a vivere conservando un barlume di speranza." Appare, come è stato riportato anche nel convegno dai relatori, soprattutto dal professore Caligiuri, che ha parlato di relatività degli studi storici e di visione d'insieme - l'immagine di un'Italia divisa; l'immagine di un popolo al tempo senza più orizzonti precisi, spaesato dopo le concitate evoluzioni del Secondo Conflitto Mondiale. 

L'immagine di una "resistenza al contrario" per alcuni. "La storia va studiata in relazione al tempo in cui si svolgono in fatti, per comprendere il perché delle cose" ha sottolineato . E, quindi, il processo agli 88 racconta - a differenza del pensiero contemporaneo che i più hanno sul Fascismo, di condanna assoluta verso quella realtà - lo spaccato di un'Italia che, invece, era cresciuta con quegli ideali e non sapeva più dove guardare, né come farlo.  Sicuramente un approfondimento interessante sul dopoguerra, visto dagli occhi dei "vinti", in un'Italia dove - nonostante i millenni di battaglie - alla fine non vince mai nessuno e nessuno perde.

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