Rete ultraveloce per le "aree bianche" del territorio, i dubbi di Ferro (FdI) sul progetto "che sembra essere destinato a fallire"

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Wanda Ferro
  27 novembre 2019 09:55

"Il progetto della rete ultraveloce per le ‘aree bianche’ del territorio, voluto nel 2015 dal Governo Renzi e che doveva concludersi nel 2020 sembra essere destinato a fallire”.

E’ quanto afferma il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che ha rivolto una interrogazione ai ministri delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico. Il deputato di Fratelli d’Italia ha ricordato che nel 2015 il governo ha approvato la “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga”, sostenendola tramite fondi nazionali (FSC) e fondi comunitari (FESR e FEASR, assegnati dalle regioni al Ministero dello Sviluppo Economico in base ad un accordo quadro Stato-Regioni), con la promessa di portare ‘la banda ultralarga nelle case degli italiani, nelle fabbriche, nelle aziende’. Nel 2017 è stato presentato un bando per la realizzazione della rete, che sarebbe stata data in concessione ventennale salvo rimanere proprietà pubblica, quindi ‘messa a disposizione di tutti gli operatori che vorranno attivare servizi verso cittadini ed imprese’, come si legge sempre nella ‘Strategia’. Aggiudicataria è stata Open Fiber, società controllata alla pari da Enel e Cdp.  L’obiettivo era quello di ridurre il gap infrastrutturale tra le aree del nostro territorio rispetto a quelle del resto d’Europa e la strategia prevedeva una prima fase attuativa riguardante le aree a fallimento di mercato (aree bianche) presenti sull’intero territorio. Mancano pochi mesi al 2020, ma la situazione appare, ad oggi, drammatica e le Regioni potrebbero incorrere nel "disimpegno automatico", come confermano i dati pubblicati da Infratel, dai quali si evidenzia che, al 4 novembre appena trascorso, «solo in cinque comuni i lavori sono terminati, cioè la rete è collaudata e operativa»: di questi, 3 sono in Umbria, uno in Lombardia e uno in Friuli. Sono solo cinque, a fronte dei 7.450 compresi in due dei tre progetti ‘Bul’. Il terzo di questi progetti è invece quello che riguarda Calabria, Puglia e Sardegna, le così dette ‘aree bianche’, ovvero le aree a fallimento di mercato che includono circa il 24,6% della popolazione italiana ed il 26% delle unità immobiliari, assegnato nel 2018 e ancora nemmeno attivato”.

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“In particolare nella Regione Calabria – aggiunge l’on. Wanda Ferro - il progetto, che interessa 223 Comuni, prevede un finanziamento pubblico di circa 63,5 milioni di euro grazie all’utilizzo dei fondi europei Fesr, a cui si aggiungono 36,6 milioni di euro di investimento da parte della stessa Telecom Italia, per raggiungere circa 800 mila unità immobiliari e più di 980 edifici, tra sedi della Pubblica Amministrazione centrale e locale e delle Forze Armate, istituti scolastici, uffici della Pubblica Istruzione, ospedali e strutture sanitarie. Questa moderna infrastruttura avrebbe dovuto consentire ai privati e alla Pubblica Amministrazione di usufruire e sviluppare nuovi servizi, in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini e di aumentare la produttività delle imprese. Ad oggi, però, lo scenario è negativo e il rischio per le Regioni è quello di incorrere nel disimpegno automatico, cioè la perdita dei fondi comunitari o che l’area designata non venga più riconosciuta come ‘area bianca’ venendo così esclusa dal piano”.

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L'onorevole Wanda Ferro ha quindi chiesto ai rappresentanti del governo “qual è ad oggi l’effettivo stato di attuazione del progetto Banda Ultra Larga nelle aree bianche e quali sono le previsioni realistiche in merito alla realizzazione dello stesso, visto che la chiusura per il 2020 sembra irrealistica”. Inoltre il deputato di Fratelli d’Italia ha chiesto “quali azioni stia attuando il Governo nei confronti del Concessionario per recuperare i ritardi e in termini di penali, evitando che ancora una volta siano le Regioni svantaggiate a pagare con la perdita dei finanziamenti o, addirittura, con l’esclusione dal piano”.

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