Riforma Cartabia, Teresa Chiodo: "La solitudine dei giudici mette a rischio la tutela dei minori"

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Teresa Chiodo, Presidente Tribunale per i minorenni di Catanzaro

L'intervento del Presidente del Tribunale per i minorenni di Catanzaro all'inaugurazione dell'anno giudiziario

  02 febbraio 2023 11:27

di TERESA CHIODO*

Come Presidente del  Tribunale per i minorenni di Catanzaro, cercherò di spiegare il perché noi giudici minorili siamo molto preoccupati per l’imminente entrata in vigore del rito unico in materia di Famiglia, prevista per il prossimo 28 febbraio.

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Voglio subito precisare che non è in discussione la bontà della riforma. Il processo di famiglia da tempo reclamava una riforma, soprattutto al fine di superare l’irrazionale frammentazione delle competenze,  in materia di Famiglia e Minorenni,  tra autorità giudiziarie diverse (Tribunale ordinario,  Tribunale minorenni, Giudice tutelare) e sotto questo profilo l’istituzione del Tribunale per  le famiglie rappresenta una svolta epocale".

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Altrettanto necessaria era la creazione, nella materia del diritto di Famiglia, di regole processuali uniformi dal momento attuale siamo in presenza di una  babele di procedimenti  e di norme sparse qua e là nel codice civile, nel codice di rito  e nelle leggi speciali.

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I problemi invece derivano dall’avere inspiegabilmente anticipato l’entrata in vigore del nuovo processo di Famiglia di un anno e mezzo rispetto all’istituzione del Tribunale per la Famiglia, prevista per fine 2024.

Questo perché, tra un mese -  a organico invariato, sia amministrativo che di magistrati - il Tribunale per i minorenni non sarà assolutamente in grado di reggere l’urto degli adempimenti collegati ad un processo che da camerale, e quindi libero nelle forma, diverrà contenzioso, caratterizzato da rigide preclusioni e da scansioni processuali  articolate e molto formali.

Occorre precisare, perché forse non tutti ne sono a conoscenza, che presso il Tribunale per i minorenni non esiste il processo civile telematico e già con la nomina ormai pressoché generalizzata del curatore speciale del Minore, e quindi aumentate le parti processuali, i nostri Uffici hanno grosse difficoltà anche solo nel  provvedere al rilascio delle copie, chiaramente in formato cartaceo.

Non oso pensare a quello che accadrà quando occorrerà rilasciare copia delle 3 memorie previste per la fase introduttiva e 3 memorie per la precisazione delle conclusioni del nuovo rito unico.

Ma poi c’è una ulteriore grave criticità. Con l’introduzione del rito unico, ai giudici onorari sarà interdetto lo svolgimento di quasi tutte le attività processuali: l’ascolto del minore l’assunzione di testimonianze, lo svolgimento dell’udienza di prima comparizione,  l’udienza di  rimessione della causa in decisione e le udienze per l’assunzione di provvedimenti temporanei, tutte attività rigorosamente riservate al giudice togato .

Ora, per avere un’idea dell’impasse che si creerà, pensate che nel mio ufficio, ogni anno vengono iscritti circa 1.200 procedimenti di Volontaria Giurisdizione la cui istruzione richiede, a pena di nullità assoluta, l’ascolto di almeno 1.600 minori, ascolto cui provvedono attualmente  complessivamente 30 giudici, tra onorari e togati;  dal 28 febbraio dovranno invece procedevi soltanto 4 giudici togati. 

Certamente gli uffici minorili non potranno garantire quella speditezza massima nella trattazione delle procedure riguardanti minori  che è vivamente raccomandata dalle fonti sovranazionali e che costituisce requisito imprescindibile della tutela del Minore.

Nel Tribunale per i minorenni di Catanzaro non potranno essere rispettati gli attuali tempi di definizione delle procedure in materia di responsabilità genitoriale tempi che, nell’ultimo anno, si attestano a soli sette mesi di media, e che in futuro rischieranno invece di divenire “tempi irragionevoli”.

Ma la riforma ci preoccupa anche sotto un altro profilo, quello della perdita di collegialità. Le sezioni circondariali, in cui si articolerà l’istituendo Tribunale per la Famiglia,  saranno competenti per i procedimenti di separazione, divorzio e in materia di responsabilità genitoriale. Bene, queste sezioni giudicheranno in composizione monocratica.  Al posto degli attuali 4 componenti del collegio allargato, un giudice da solo dovrà decidere su situazioni gravemente traumatiche e che comportano interventi coraggiosi e spesso impopolari.

I provvedimenti “de potestate” e soprattutto quelli in cui si dispone l’allontanamento di un minore dalla famiglia sono provvedimenti di forte impatto emotivo; la collegialità è necessaria proprio allo scopo di dividere il peso di una decisione così grave e drastica per la vita delle persone e delle famiglie.

Qual è allora il rischio che si corre? Il rischio è che la solitudine del giudice lo porterà ad assumere provvedimenti di natura formale poco incisivi, il giudice tenderà a non decidere, a non assumersi la responsabilità; la solitudine del giudice determinerà il ricorso sempre più frequente a consulenze tecniche d’ufficio, allo scopo di dividere con il consulente il peso della decisione; consulenze il cui costo economico, peraltro, graverà sullo Stato, vista l’indigenza degli utenti.

Conclusivamente, non credo che esistano riforme a costo zero,  tantomeno una riforma davvero epocale come quella del diritto processuale della Famiglia, a meno che non vogliamo davvero disperdere quel patrimonio culturale che fa della giurisdizione minorile in Italia un  imprescindibile presidio di tutela dei bambini e degli adolescenti cui è affidata  la società del futuro.

* Presidente Tribunale per i minorenni di Catanzaro

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