di IACOPO PARISI
Dalla necessità di superare l’improvvisazione al bisogno di garantire ambienti sicuri per i più giovani: la riforma dello sport è una sfida complessa che richiede un nuovo approccio culturale e gestionale. È su questi presupposti che si è sviluppato il confronto promosso da Confartigianato Sport e Ancos Calabria nella sede regionale di Confartigianato a Catanzaro.
L’incontro ha riunito esperti giuridici, consulenti del lavoro e dirigenti del settore per discutere gli effetti del Decreto Legislativo 36/2021, che ha segnato una svolta radicale nel sistema sportivo italiano. A moderare i lavori Silvano Barbalace, segretario regionale di Confartigianato Calabria, con l’intervento introduttivo di Francesco Filice per Ancos Calabria.
A prendere la parola per primo è stato Paolo Manfredi, responsabile nazionale di Confartigianato Sport, che ha tracciato il quadro delle trasformazioni in corso: “Lo sport non può più contare sull’improvvisazione. Occorrono strumenti concreti, trasparenza e competenze. Anche le ASD devono oggi adottare una gestione simile a quella delle imprese”.
Secondo Manfredi, il compito di Confartigianato Sport è proprio quello di accompagnare le associazioni e le realtà imprenditoriali del settore sportivo in questa transizione, offrendo supporto sia sul piano tecnico sia su quello culturale.
Un’analisi lucida delle luci e ombre della riforma è arrivata da Renato Rolla, presidente di F.A.E.P.S. – Artigiansport.
“Siamo davanti a una casa in costruzione, ma qualche scricchiolio c’è. Il vero cambiamento non riguarda solo norme e adempimenti, ma una visione nuova del ruolo dello sport nella società”.
Rolla ha messo l’accento sull’importanza di adottare modelli organizzativi chiari, codici etici e strumenti di tutela, in particolare per i più vulnerabili.
Nel cuore del dibattito, gli interventi di Simone Rea e Gabriele Longo, consulenti del lavoro di Confartigianato Piemonte Orientale, hanno chiarito gli obblighi introdotti dalla riforma.
“Ogni collaboratore sportivo oggi va regolarizzato con contratti, comunicazioni al RASD e versamenti contributivi”, ha spiegato Rea.
Longo ha aggiunto che anche i volontari, spesso dati per scontati, devono essere inquadrati correttamente e coperti da assicurazione.
“L’associazione sportiva deve essere gestita come una vera struttura professionale. Ma semplificare e sostenere il cambiamento è il nostro obiettivo”.
A chiudere l’incontro, un intervento che ha toccato corde profonde. Fabio Fraternali, docente dell’Università di Bologna, ha affrontato il tema della tutela dei minori nello sport e del ruolo cruciale del safeguarding officer.
“Il safeguarding non è un obbligo burocratico, ma una promessa di protezione. Quasi 4 giovani su 10 hanno subito una qualche forma di abuso: è un dato allarmante che non possiamo ignorare”.
Fraternali ha ricordato che entro la fine del 2024 ogni associazione dovrà nominare un responsabile della tutela, formato e indipendente.
“Serve una svolta culturale. Dobbiamo educare allenatori, dirigenti e famiglie. Solo così lo sport potrà essere un luogo davvero giusto, sicuro e inclusivo”.
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