Rita Tulelli: “Crimini d’impeto contro crimini premeditati”

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Rita Tulelli

  12 dicembre 2025 10:10

di RITA TULELLI

La distinzione tra crimini d’impeto e crimini premeditati rappresenta un tema centrale nella criminologia contemporanea.

Comprendere come questi due fenomeni si differenzino non è solo utile per gli studiosi, ma fondamentale per investigatori, psicologi forensi, magistrati e per chi si occupa di prevenzione del crimine. Ogni categoria implica dinamiche psicologiche, sociali e giuridiche molto diverse, che influenzano sia la ricostruzione degli eventi sia il giudizio sulla responsabilità dell’autore. I crimini d’impeto sono azioni delittuose che nascono senza una pianificazione precedente e si sviluppano in risposta a un’emozione intensa. L’autore reagisce a uno stimolo immediato spesso rabbia, paura o frustrazione  el’episodio si consuma in un breve arco di tempo.

 La capacità di valutare razionalmente le conseguenze è ridotta, e gli strumenti usati sono spesso improvvisati, come oggetti trovati sul posto. Al contrario, i crimini premeditati sono frutto di una decisione maturata nel tempo. Chi li commette ha la possibilità di riflettere, valutare rischi e vantaggi, scegliere il momento più opportuno e procurarsi mezzi idonei. L’atto criminale è concepito come mezzo per raggiungere uno scopo: eliminare un ostacolo, ottenere un vantaggio economico, vendicarsi o consolidare una posizione.

Dal punto di vista psicologico, i crimini d’impeto sono spesso associati a una scarsa regolazione emotiva. Individui con alta impulsività, bassa tolleranza alla frustrazione o fortemente stressati sono più predisposti a comportamenti violenti improvvisi, soprattutto se sotto l'effetto di sostanze come alcol o droghe che diminuiscono l’autocontrollo. Nei crimini premeditati, invece, si osserva un maggiore grado di controllo e di calcolo. La pianificazione può riflettere tratti personologici specifici, come la freddezza emotiva o la capacità manipolativa, e si collega a motivazioni più strutturate, come l’interesse economico, la vendetta organizzata o la volontà di raggiungere un obiettivo attraverso l’eliminazione di un ostacolo umano. La distinzione tra le due tipologie emerge chiaramente anche nelle attività investigative.

Nei crimini d’impeto, l’episodio è spesso caotico e privo di preparazione: la scena del crimine presenta segni di colluttazione o di uso improvvisato di oggetti, mentre i testimoni diventano fondamentali per ricostruire l’immediatezza della dinamica. Le indagini devono procedere rapidamente perché le percezioni dei presenti possono modificarsi nel tempo. Nei crimini premeditati, invece, gli investigatori cercano indizi della pianificazione: acquisti specifici, messaggi o email che rivelano intenzioni, ricerche online, sopralluoghi o movimenti sospetti prima dell’evento. L’analisi digitale è spesso essenziale per ricostruire la fase preparatoria. Dal punto di vista giuridico, la differenza assume un valore decisivo. La premeditazione è considerata una circostanza aggravante in molti ordinamenti, poiché implica un maggiore grado di volontà e consapevolezza.

Un reato concepito e pianificato in anticipo è generalmente giudicato più grave rispetto a un atto impulsivo. I crimini d’impeto, pur non essendo meno dannosi per le vittime, possono talvolta rientrare in attenuanti come la provocazione o il momentaneo turbamento psichico, sempre che la capacità di intendere e volere non risulti del tutto compromessa. La valutazione dell’imputabilità, comunque, richiede un’analisi accurata: l’impulsività non elimina automaticamente la responsabilità penale, e l’uso volontario di sostanze difficilmente può essere invocato come scriminante. Le differenze tra crimini d’impeto e premeditati emergono chiaramente anche in esempi ipotetici. Il primo caso può essere rappresentato da una lite in un locale che degenera rapidamente in un’aggressione, senza alcun piano né strumenti preparati. Un crimine premeditato, invece, può consistere in un’aggressione progettata nei dettagli, preceduta dall’acquisto di un’arma, da comunicazioni che rivelano intenzioni e da tentativi di occultare la preparazione.

Non bisogna però cadere nell’errore di considerare i crimini d’impeto meno rilevanti: le conseguenze possono essere devastanti, e l’assenza di pianificazione non attenua l'impatto sulla vittima o sui suoi familiari. Allo stesso tempo, comprendere la natura emotiva e psicologica dell’impulso permette di orientare meglio gli interventi di prevenzione. Per ridurre i crimini d’impeto, le strategie più efficaci includono programmi di gestione dell’aggressività, interventi educativi sulla regolazione emotiva, politiche di riduzione dell’abuso di alcol nei contesti ricreativi e supporto psicologico alle persone maggiormente vulnerabili all’impulsività.

Per contrastare i crimini premeditati, invece, risultano fondamentali i sistemi di controllo e monitoraggio, la prevenzione della radicalizzazione, la lotta ai traffici illegali e l’intervento sulle motivazioni socioeconomiche che rendono la criminalità una scelta potenzialmente redditizia. In conclusione, la distinzione tra crimini d’impeto e crimini premeditati non riguarda solo la cronologia dell’azione, ma coinvolge fattori profondi legati alla personalità, alle circostanze sociali, alle intenzioni e alla struttura del comportamento criminale.

Analizzarli in modo rigoroso permette non solo di comprendere meglio la natura del reato, ma anche di sviluppare strategie più efficaci di prevenzione, giustizia e reinserimento. 

 


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