Rita Tulelli: “Giovani e devianza, perché alcuni adolescenti imboccano la strada sbagliata”

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Rita Tulelli
  14 settembre 2025 10:28

di RITA TULELLI

L’adolescenza è un passaggio delicato, un ponte instabile tra l’infanzia e l’età adulta. È il tempo delle scelte, delle prime ribellioni e delle prime vere responsabilità. Non sorprende, dunque, che proprio in questa fase alcuni ragazzi possano imboccare la cosiddetta “strada sbagliata”, quella della devianza, dei comportamenti antisociali o addirittura della criminalità. Ma cosa porta un adolescente a prendere questa direzione?

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Uno dei bisogni più forti in adolescenza è quello di appartenere a un gruppo. Spesso il desiderio di sentirsi accettati spinge i giovani ad assumere atteggiamenti che, singolarmente, non avrebbero mai scelto. Se il gruppo di riferimento normalizza comportamenti devianti piccoli furti, atti vandalici, uso di sostanze  il rischio di trascinamento è elevato. La pressione dei pari, combinata con l’insicurezza tipica di questa fase, può trasformarsi in una trappola.

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L’ambiente familiare rappresenta la prima e più importante agenzia educativa. Relazioni fredde, assenza di dialogo, conflitti costanti o addirittura violenze domestiche possono minare il senso di sicurezza del ragazzo. In questi casi la devianza diventa spesso un modo per esprimere rabbia, per colmare un vuoto affettivo o per cercare altrove un riconoscimento che in casa non arriva. La scuola non è solo un luogo di istruzione, ma anche un contesto in cui si misura il livello di integrazione sociale. Abbandono scolastico, rendimento scarso, conflitti con insegnanti e compagni sono spesso campanelli d’allarme.

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Quando un giovane percepisce la scuola come un ambiente ostile o privo di senso, il rischio che cerchi altrove forme di affermazione cresce notevolmente. Viviamo in una società in cui il successo viene spesso misurato in termini di denaro, potere e visibilità. La mancanza di opportunità concrete, combinata con modelli culturali che premiano scorciatoie e furbizia, può portare alcuni adolescenti a considerare la devianza come una via rapida verso il riconoscimento. In quartieri marginalizzati, dove la criminalità appare quasi normalizzata, il confine tra “giusto” e “sbagliato” si sfuma pericolosamente.

Non vanno dimenticate le caratteristiche personali: fragilità emotive, impulsività, scarsa capacità di controllo, ma anche disturbi psicologici non diagnosticati possono favorire condotte devianti. L’assenza di strumenti interiori per gestire frustrazioni e fallimenti spinge alcuni ragazzi verso comportamenti distruttivi. Contrastare la devianza giovanile non significa solo reprimere. È fondamentale lavorare sulla prevenzione, creando spazi di ascolto, valorizzando il protagonismo dei giovani e offrendo alternative sane di socializzazione.

Progetti sportivi, laboratori culturali, percorsi di volontariato e mentoring possono rappresentare ancore di salvezza. Il messaggio chiave è che ogni adolescente ha bisogno di sentirsi visto, riconosciuto e valorizzato. La devianza giovanile non nasce mai dal nulla: è il frutto di una complessa rete di fattori sociali, familiari e individuali. Comprenderne le radici è il primo passo per costruire risposte educative efficaci. Non si tratta solo di “evitare la strada sbagliata”, ma di offrire ai giovani strade alternative, più luminose e percorribili, che conducano a un futuro in cui si sentano parte attiva e positiva della società.

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