Rita Tulelli: "TikTok ci informa davvero? Il lato politico dell’app più amata dai giovani"

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images Rita Tulelli: "TikTok ci informa davvero? Il lato politico dell’app più amata dai giovani"
Rita Tulelli
  21 giugno 2025 10:22

di RITA TULELLI

 Una volta c'erano i telegiornali, poi sono arrivati i blog, Twitter, Instagram. Oggi, per milioni di giovani, TikTok è diventata una delle fonti principali di informazione politica. Basta un video da 30 secondi, una musica accattivante, qualche sottotitolo animato, e una notizia – vera o falsa – viene assimilata quasi senza accorgersene.

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Questo nuovo modo di “informarsi” ha rivoluzionato il rapporto tra giovani e politica, ma ha anche aperto la porta a una serie di rischi legati alla superficialità, alla disinformazione e alla polarizzazione. La politica su TikTok ha assunto una forma del tutto nuova. Non è più solo questione di programmi, partiti o confronti tra idee. I contenuti virali sono spesso quelli più divertenti, indignati o provocatori: politici che ballano, video remixati con audio ironici, clip tagliate ad arte per far apparire un avversario come ridicolo o incompetente. In questo scenario, un meme può spiegare una legge meglio di un giornale? Forse sì, se è ben fatto. Ma può anche ridicolizzarla, distorcerla o svuotarla di significato. E quando il confine tra satira e realtà si fa sottile, si rischia di non capire più dove finisce lo scherzo e dove inizia il fatto. A complicare le cose c’è l’algoritmo, che non ha ideologia ma filtra comunque la realtà. TikTok ti mostra soprattutto ciò con cui interagisci: se metti like a video che supportano una certa visione, ne vedrai sempre di più. Questo crea una bolla in cui tutto sembra confermare quello che già pensi. Il confronto si annulla, la curiosità si spegne e l’informazione diventa un’eco.

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La polarizzazione cresce, e con essa l’illusione di possedere la verità assoluta, anche quando mancano dati, fonti o contestualizzazione. Tra i contenuti più virali si trovano spesso teorie complottiste presentate come “verità che nessuno ti dice”, notizie vere ma tagliate in modo da sembrare qualcos’altro, o “fact checking” improvvisati da chi non ha alcuna competenza. Eppure funzionano. Perché più un video è semplice e shockante, più attira. Ma la realtà, quella vera, raramente è semplice, e richiede tempo, attenzione e senso critico per essere compresa. Questo non significa che dobbiamo smettere di usare TikTok per informarci. Al contrario, è possibile farlo con intelligenza, spirito critico e consapevolezza. Basta abituarsi a controllare le fonti quando un video ci colpisce, cercare conferme su siti affidabili, uscire dalla propria bolla ascoltando anche opinioni diverse e, soprattutto, pensarci due volte prima di condividere.

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Ci si può anche affidare a creator seri e competenti, che usano TikTok per fare vera divulgazione e non solo per inseguire visualizzazioni. TikTok può essere uno strumento straordinario di partecipazione e consapevolezza, ma richiede lo stesso impegno di ogni altro mezzo: imparare a distinguere l’informazione dalla performance, il contenuto utile dalla manipolazione. E non c’è nulla di sbagliato nel farsi una risata, finché non si confonde una battuta con una verità assoluta.

 

 

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