
di SETTIMIO PAONE
Il debutto della nuova serie Sandokan su Rai 1 ha acceso l’entusiasmo di molti spettatori, ma in Calabria — terra scelta come principale location italiana delle riprese — il sentimento dominante è la delusione. Chi sperava di riconoscere, tra le prime sequenze andate in onda, gli angoli più familiari della nostra regione è rimasto per ora spiazzato: le immagini non restituiscono immediatamente l’identità dei luoghi calabresi, pur essendo la produzione approdata qui con grande dispiego di mezzi.
La serie, infatti, è stata girata in diversi punti della regione: da Le Castella a Tropea, da Capo Vaticano alle aree lacustri di Gizzeria, fino al grande set costruito nella zona industriale di Lamezia Terme, dove è stata ricreata la colonia inglese di Labuan. Nonostante ciò, ciò che emerge in televisione è un effetto scenografico che privilegia paesaggi tropicali e atmosfere esotiche, rendendo la Calabria più “fondo neutro” che protagonista riconoscibile. Per tanti cittadini questo rappresenta un’occasione mancata: ci si aspettava di vedere valorizzati non soltanto i panorami, ma anche i tratti identitari della nostra terra.
A ciò si aggiunge un interrogativo che circola con insistenza: quanto è costato ai calabresi questo grande progetto?
Il budget complessivo della serie si aggira intorno ai 30 milioni di euro, mentre la Calabria Film Commission — attraverso servizi, logistica, supporto tecnico e infrastrutturale — ha sostenuto costi rilevanti per agevolare la realizzazione del set e la costruzione del back-lot lametino. Parliamo di investimenti che la Regione considera strategici per attrarre produzioni future e per generare ricadute economiche sul turismo e sull’indotto. Tuttavia, al momento, questi effetti restano sulla carta e il beneficio reale per i territori è tutto da verificare. La sensazione diffusa è che la Calabria abbia dato molto a Sandokan, ma non abbia ancora ricevuto altrettanto in termini di visibilità e riconoscibilità.
Il pubblico locale, che attendeva con orgoglio di scoprire la propria terra in una grande produzione nazionale, si ritrova a chiedersi se il ritorno culturale, turistico ed economico sarà all’altezza delle promesse.
L’auspicio è che le prossime puntate offrano immagini più nitide dei nostri luoghi e che l’investimento pubblico trovi piena giustificazione negli effetti futuri. Perché la Calabria non vuole essere soltanto il set di un sogno altrui, ma protagonista della sua narrazione.
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