Sanità calabrese, la riflessione del medico Lino Puzzonia

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Lino Puzzonia
  15 maggio 2024 13:33

 
Riceviamo e pubblichiamo la nota del medico Lino Puzzonia.
 
"Mi è capitato di leggere il Libro bianco prodotto dal gruppo regionale del PD, recentemente pubblicato, sulla situazione calabrese. Ho letto con particolare attenzione proprio il primo capitolo dedicato alle condizioni della sanità pubblica regionale che è certamente il maggior problema calabrese in questa fase politica.
 
In fase di analisi vengono richiamati i dati preoccupanti provenienti dalla Fondazione Gimbe e dalla Corte dei conti che sottolineano, ove ce ne fosse bisogno e non bastasse il disagio dei calabresi a provarlo, l’assoluta incapacità dell’attuale Presidente /Commissario e l’assoluta inutilità di un infinito commissariamento che, comunque non ha mai portato, in nessuna delle sue fasi, a qualche miglioramento della fruibilità del servizio sanitario pubblico.
 
Per rimuovere tale insopportabile stato di cose ci si aspetterebbe dunque dalla principale forza di opposizione in Consiglio regionale una serie di iniziative legislative e amministrative.
 
Il PD calabrese e il gruppo regionale propongono invece, in buona sostanza, che venga genericamente aumentata la spesa destinata alla sanità e avvicinata ai livelli nazionali ed europei.
 
Accanto a questo solo una lodevole ma marginale iniziativa di Amalia Bruni tendente a garantire l’assistenza primaria ai cittadini senza fissa dimora nonché una, del tutto inutile, di Raffele Mammoliti sulla valutazione dei Direttori generali su questioni che attengono non alla gestione delle singole Aziende ma ai gravi deficit di sistema dell’assetto del SSR.
 
Già il problema di sistema: il vero dramma della sanità calabrese. Nessun provvedimento infatti, ormai da lustri, affronta il problema in termini complessivi riuscendo a individuare il filo conduttore che lega la medicina territoriale a quella ospedaliera e all’emigrazione sanitaria.
 
Il Presidente/Commissario continua con strampalate misure che cambiano ogni giorno a seconda del comprensorio che gli tira la giacca ma l’opposizione sembra solo in grado di richiedere un aumento della spesa sanitaria pubblica senza indicare la strada maestra per l’utilizzo di tale aumento in maniera virtuosa senza continuare a sperperare denaro in misure clientelari e localistiche.
 
Addirittura, se si avessero delle idee chiare, appunto di sistema, si potrebbe avviare un percorso di acquisizione di maggiore disponibilità di risorse, agendo sulla mobilità sanitaria che, quest’anno, dopo la breve pausa del COVID, è tornata oltre i 250 milioni che sono stati sottratti, a monte, al FSR in fase di ripartizione del FSN.
 
Al contrario, è questa è la questione che più mi addolora, diversi esponenti, anche dell’opposizione, mentre propongono generiche misure di risanamento in Consiglio, svolgono nei territori un approssimativo ruolo di inutile e pericoloso campanilismo.
 
La gente e finanche molti amministratori locali non hanno la competenza per valutare seriamente i singoli provvedimenti riguardanti un territorio e il compito della politica dovrebbe essere appunto quello di informare e di orientare e su una corretta informazione richiedere il virtuoso consenso degli elettori.
 
Purtroppo, questa è una prassi da sempre sconosciuta in Calabria.
 
E allora non resta altro che le raffazzonate misure del Presidente /Commissario: i medici cubani, l’aumento del budget ai privati, le nuove ambulanza senza personale, il moltiplicarsi delle Facoltà di Medicina, l’Azienda zero con le sue fumose funzioni.
 
Basterebbe uno sforzo unitario della politica nel suo complesso che non volesse continuare a fare della sanità un terreno di scontro a basso livello ma che istituisse uno snello gruppo di politici coadiuvati da un gruppo tecnico qualificato e in poche settimane potrebbe essere avviato un percorso virtuoso per i calabresi dal diritto negato, quello alla salute.
 
Di proposte ve ne sono, anche a sinistra, comprese quelle, modestissime, di chi scrive".

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