Sanità Vibo in codice rosso: l’iniziativa di Lo Schiavo riporta il dibattito sulle carenze del sistema

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  13 aprile 2025 13:53

«Non solo il Piano di rientro e i commissariamenti della sanità non hanno raggiunto l'obiettivo del risanamento finanziario, ma hanno sostanzialmente peggiorato tutti gli indicatori, portando i Lea indietro su tutti i parametri. La Calabria è ancora ultima, ed è per questo che mi viene da sorridere quando il nostro presidente di Regione è contento perché sui Lea dell’Area prevenzione è stato raggiunto un punteggio poco al di sopra del minimo, contando solo i dati delle vaccinazioni, dimenticando però di ricordare che sull'assistenza siamo ultimi, così come sugli screening oncologici e su diversi altri parametri».

Lo ha detto il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo nel corso del suo intervento nell’iniziativa “La Sanità in Codice rosso, tra commissariamento e diritti negati, contronarrazione di un miracolo che non c’è”, che il suo movimento Liberamente progressisti ha promosso a Vibo Valentia, chiamando a raccolta amministratori pubblici, esponenti politici, movimenti, operatori della sanità e cittadini in una sala del 501 Hotel gremita in ogni ordine di posto. Un’iniziativa alla quale hanno portato i loro saluti istituzionali il sindaco di Vibo Valentia Enzo Romeo, il vicesindaco Loredana Pilegi, il segretario regionale di Sinistra Italiana Fernando Pignataro, il consigliere regionale del Pd Raffaele Mammoliti, il consigliere comunale di Reggio Calabria e portavoce del movimento La strada Saverio Pazzano. Al dibattito, moderato dal direttore de l’Altravoce-Quotidiano del Sud Massimo Razzi, hanno portato il loro contributo anche Marisa Valensise, attivista per i diritti della sanità nella Piana di Gioia Tauro, il medico del 118 e delegata provinciale Confsal Alessia Piperno, il medico e scrittore Santo Gioffrè, l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. 

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«La mancata fine del Piano di rientro – ha aggiunto Lo Schiavo – ha comportato il paradosso che, nella redistribuzione dei finanziamenti ai sistemi sanitari regionali, la Calabria continua ad essere ultima in Italia e con una spesa pro-capite del 30 per cento in meno rispetto alla media dei cittadini europei. Il Piano di rientro ha prodotto il blocco del turn over, ha portato a tagli di personale per 3.500 unità, ha creato, in altre parole, una macelleria sociale senza precedenti. Questa è l’anatomia di un disastro, ed è diventata la prima emergenza di questa regione. C’è poi la mobilità sanitaria che drena ogni anno 350 milioni di euro del sistema sanitario calabrese verso altre regioni, Lombardia e Veneto in primis. È un'emorragia che in questi anni di governo di centrodestra non solo non si è fermata ma è addirittura aumentata: basterebbe solo questo dato per riportare tutti alla realtà e alla drammaticità della situazione. C’è, ancora, il grande problema della massa debitoria della sanità che produce un buco che non potrà mai essere ripianato solo con i tagli, perché solo gli interessi ammontano a centinaia di milioni di euro. In questo quadro d’incertezza, aver approvato i bilanci delle Asp è una ben magra consolazione quando ci sono grandi banche d'affari che comprano a prezzi scontati i crediti sanitari della nostra regione e attaccano il sistema sanitario regionale con transazioni enormi, con una sproporzione di forze che schiaccia la nostra regione. Il presidente/commissario non ha mai avuto una concentrazione di potere, di gestione, di nomine, di risorse come quella attuale. Ma questi poteri straordinari non hanno ancora prodotto risultati. Andrebbe invece rivendicato un principio di fronte al Governo nazionale: la rideterminazione del fondo di ripartizione della spesa. Si abbia la forza politica per fare questo perché sono questi i risultati che si aspettano i calabresi. Io penso che la politica - ha aggiunto Lo Schiavo - abbia il compito di ripartire dai problemi veri dei cittadini, perché non si può pensare di riavvicinare i cittadini alla politica se non si riparte proprio dalle tante ingiustizie che vivono sulla propria pelle. Come non può esistere nessun progetto politico vincente se non riparte dalle disuguaglianze territoriali, sociali, economiche e dai problemi reali. E la sanità è il primo dei problemi dei calabresi. Solo comprendendo questo noi possiamo costruire un'alternativa vera».

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A prendere la parola dopo l’intervento di Lo Schiavo è stata l’attivista Marisa Valensise, che da anni si batte per la garanzia dell’accesso alle cure nel territorio della Piana di Gioia Tauro e che ora è tra i promotori della manifestazione regionale “Sanità, la Calabria alza la testa” che si terrà il prossimo 10 maggio a Catanzaro. «C’è voluta l’organizzazione dei cittadini in comitati perché non ce la facciamo più - ha detto -: la Calabria finalmente alza la testa e tutti i comitati sono impegnati ad ascoltare e sostenere quei cittadini che vedono tutti i giorni negato il diritto alla cura. Consultori che chiudono, servizi che mancano, ospedali che andrebbero ristrutturati da molto tempo: questo è l’andazzo in tutto il territorio regionale con i pazienti costretti a fare la valigia e andare a curarsi fuori regione. Quello che noi chiediamo alla politica, è che sia attenta, che i consiglieri regionali d’opposizione facciano da pungolo e stimolo, perché abbiamo bisogno di persone che portino avanti le nostre aspettative. Non vogliamo morire di sanità, vogliamo vivere e poterci curare in Calabria».

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Il punto di vista del personale sanitario è stato portato nella discussione da Alessia Piperno, giovane medico del 118 e referente provinciale del sindacato Confsal. «Siamo ormai ridotti allo stremo - ha detto -, negli ospedali mancano barelle, sedie a rotelle, letti, ma la colpa non è dei sanitari che lavorano nonostante tutto. Ci alziamo la mattina e andiamo a lavorare non sapendo quello che ci attende nel corso della giornata. Si parla di riduzione dei tempi d’attesa nell’emergenza urgenza ma questo non avviene realmente: quando noi partiamo in codice rosso su strade pericolose e malandate, ogni volta è un terno a lotto. Un servizio che dovrebbe essere incentivato è invece sottopagato: gli autisti prendono meno di 5 euro all’ora, non hanno neppure i buoni pasto. E allora perché un infermiere dovrebbe scegliere di venire al 118 in queste condizioni? Credo che in questo momento il servizio territoriale vada assolutamente incentivato, perché se verranno meno i medici la conseguenza sarà un affollamento dei Pronto soccorso dove arriveranno anche i codici bianchi». 

L’analisi sulle condizioni del sistema sanitario calabrese è stata affrontata da Santo Gioffrè, medico ed ex dirigente. «Nel 2009 dieci regioni entrarono in piano di rientro. Di queste, nove ne uscirono entro i primi 3 anni, l’unica a restarci per 15 anni è la Calabria. Ciò ha portato ad una vera e propria macelleria sociale: il 10 dicembre del 2010, chiusero 18 ospedali con un taglio ragionieristico, in una notte si persero 3.000 posti letto. Perché la Calabria dopo 15 anni non esce dal Piano di rientro? Lo devono dire la Corte dei conti, la Prefettura, la magistratura. Ma non esce perché non è chiaro quanti debiti, quanti contenziosi, siano ancora in essere. Dopo 15 anni di mancato turn over, ci siamo giocati la sanità in Calabria. Quale medico verrebbe qui a lavorare a queste condizioni? Perché ancora si fanno transazioni per 100 milioni di euro e si pagano fatture del 1996? Ci sono delle inchieste, ma qui è successo che le stesse fatture siano state pagate per quattro volte. Noi avevamo iniziato a denunciare il sistema proprio seguendo le fatture, ma quel sistema, con altre forme, resiste ancora».

A conclusione dei lavori, l’intervento dell’ex presidente della Regione Mario Oliverio. «Ringrazio Antonio Lo Schiavo per aver promosso e organizzato questa bella iniziativa e per avermi invitato. Eventi come questi dimostrano che c’è bisogno di punti di riferimento, di alimentare una discussione su un tema vitale per i cittadini. Io da presidente della Regione ho chiesto che mi venisse affidata la sanità a più Governi, ma nessuno ha inteso farlo con l’argomento che il commissario alla sanità doveva essere diverso dal presidente di regione. In realtà ciò non è mai avvenuto, ripeto con nessuno dei Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, perché io non mi sono mai reso disponibile ad operazioni che sacrificassero il pubblico per allargare la prateria al privato. Oggi mi chiedo, di fronte al disastro della sanità calabrese, dove sono i partiti? C’è voluto il consigliere Lo Schiavo con il suo movimento per promuovere un’iniziativa come questa, ed è paradossale che di fronte alle sofferenze dei cittadini i partiti non prendano posizione, non scendano in piazza al loro fianco, non sostengano attivamente queste battaglie» ha concluso.

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