Lettera aperta dell'ex commissario alla sanità in cui attacca, di nuovo, il ministro Grillo e il governatore Oliverio
20 maggio 2019 00:00
Amici parlamentari calabresi, non trasformate in legge il decreto Calabria. È
fondato su tre bugie. Queste ultime allungano il naso, come insegna Collodi, e
hanno le gambe corte. Prima o poi, però, la verità viene a galla, ed è venuta a
galla. Per anni abbiamo dovuto ascoltare il disco rotto di Oliverio: i Lea calano,
il disavanzo cresce, come pure la mobilità sanitaria passiva, perché i calabresi
sono costretti a curarsi fuori regione. Ma lui lo faceva per diventare commissario,
poverino. Alla fine Oliverio ha convinto anche la ministra Giulia Grillo, alla quale
non è parso vero di ricevere un assist così autorevole per cominciare la sua
campagna di Calabria volta ad occupare tutte le poltrone possibili e, se del caso,
a crearne di nuove. Tutte targate 5stelle? Sicuramente a spese dei contribuenti
calabresi. Dopo aver io inutilmente parlato ai sordi e scritto più volte ai ciechi
(tra questi ultimi va annoverato anche il presidente Conte) adesso, anche se in
ritardo, la verità sta impietosamente venendo a galla, appunto. I Lea 2018 hanno
superato il valore 161. Come ha confermato il dirigente generale del
dipartimento, Antonio Belcastro, durante un convegno a Catanzaro, non erano
stati inviati i flussi a Roma da parte delle aziende sanitarie. Mancano ancora i
dati della prevenzione che valgono altri 6-10 punti. Pertanto il valore 2018 va
da 167 a 171. I servizi, quindi erano stati attivati a tutto vantaggio delle calabresi
e dei calabresi. Lo stesso disastro, provocato dal mancato inoltro dei dati, si era
verificato nel 2016 e nel 2017. La ministra, però, lo sapeva, perché il suo
direttore della programmazione Urbani era presente al tavolo Adduce del 15
novembre 2018, quando io ho reclamato la verità sul valore Lea 2017
erroneamente sceso a 136 (e come sarebbe potuto risalire di oltre 30 punti in
un solo anno, il 2018, comunque l’ultimo della mia gestione?) e lui annuiva,
davanti a una trentina di persone. Avevo inviato i dati sugli screening
ufficialmente per Siveas dieci giorni prima, e i decreti di accreditamento di fine
2016 e gennaio 2017, di nuovi 30 posti di Hospice erano stati firmati anche da
Urbani, allora subcommissario in Calabria. I flussi relativi a questi servizi, all’Adi
e alla veterinaria non erano stati inviati dalle aziende al ministero della salute.
Colpevolmente? Dolosamente? Fatto sta che il livello dei Lea effettivo era di
153,5 nel 2016 e di 161 nel 2017. Anche sulla perdita 2018 i ministeri
affiancanti!? hanno fatto di tutto per affossare la Calabria. Ora Oliverio ha
costruito un dossier per dimostrare che la perdita è inferiore alla copertura
fiscale, pari a circa 100 milioni e non di 160 milioni. Non si poteva svegliare
prima, inviando persone preparate al tavolo dei contenziosi con le altre regioni
per non farsi prendere in giro dalle stesse? Non poteva intervenire su quei
direttori generali inadempienti, per ridurre il contenzioso con i privati, risalente
agli anni precedenti il 2015? Infine la mobilità extraregionale. Ormai è acclarato
che nel 2017, grazie ai nuovi servizi realizzati e ai nuovi rapporti con i privati
(peraltro confermati pari pari dal nuovo commissario) incentivati a fornire servizi
più complessi e contrastanti le fughe fuori regione, la mobilità passiva si è ridotta
di 22 milioni. Come si sa questi dati viaggiano con 2 anni di ritardo e solo ora si
conoscono ed entrano nel bilancio preventivo 2019. Insomma bugie su bugie. In
mezzo, il silenzio dei neo commissari non ha certo aiutato la Calabria, anzi il
blocco delle assunzioni di avvocati e dirigenti amministrativi sta peggiorando la
situazione contenziosi. Peccato che le bugie siano state prese a pretesto per
mettere alla nostra regione la camicia di forza del decreto Calabria. Quando si
dice l’incompetenza al potere. Speriamo che i parlamentari calabresi, di
qualunque colore essi siano, rimedino a questo errore, che sa tanto di falso
ideologico.
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