Secondo Forum del Welfare Generativo di Prossimità: le Case della Comunità come nuovo paradigma

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  20 novembre 2025 12:15

Si è concluso il Secondo Forum del Welfare Generativo di Prossimità della Calabria, un evento promosso dalla Res Omnia Cooperativa Sociale e dal Comune di Sant’Alessio in Aspromonte nato come luogo di confronto e di progettazione dove istituzioni, Terzo Settore, professionisti e cittadini uniscono competenze e responsabilità per dare forma a un nuovo equilibrio tra cura, prevenzione e inclusione. Il Comitato promotore del Forum è composto dall’Ordine degli Assistenti Sociali, Forum del Terzo Settore Calabria, Legacoop Calabria, CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), Comunità Competente e Consorzio Macramè. Significativa la presenza all’incontro anche dei sindaci Francesco Marra (Sant’Alessio in Aspromonte), Francesco Malara (Santo Stefano in Aspromonte) e dell’assessore Maria Grazia Simona Melito di Villa San Giovanni.  

«Le organizzazioni aderenti – spiega Monica Tripodi, voce della Cooperativa – lavorano da diversi anni affinché il Forum possa attivare un processo virtuoso per dare impulso ad un nuovo welfare, generativo e di prossimità di cui la Calabria ha bisogno». Dopo la prima edizione, dedicata all’integrazione socio-sanitaria, quest’anno è stato affrontato il tema delle Case di Comunità in Calabria, con un focus specifico sulla Casa di Comunità di Sant’Alessio, con l’obiettivo di analizzare lo stato dell’arte per proiettarsi al futuro e immaginare concretamente il funzionamento di questi presidi territoriali attraverso un percorso di co-costruzione e integrazione tra servizi sanitari, sociali e di comunità. «Siamo partiti da una constatazione semplice, ma decisiva: da soli nessuno ce la fa. Non ce la fa il pubblico, non ce la fa il Terzo Settore, non ce la fanno le comunità lasciate isolate. E allora il Comitato ha deciso di mettere insieme competenze, visioni e responsabilità diverse per aprire un cammino regionale che non fosse un convegno in più, ma un vero processo di co-costruzione che passo dopo passo, realizzasse un modello calabrese di welfare di prossimità, generativo, comunitario».

Le Case della Comunità sono normate dal DM 77/2022 che le descrive come strutture di accoglienza, informazione, orientamento di servizi socio-sanitari ed erogazione di interventi sanitari. Strutture ibride e di prossimità, dunque, che integrano il Servizio Sanitario Nazionale, i servizi sociali, gli enti locali del territorio di riferimento e quelli di Terzo Settore. 

L’incontro è stato l’occasione per presentare anche il “CdC Lab – Laboratorio Nazionale, Acceleratore dell’Innovazione delle Case della Comunità” dell’Associazione Prima la Comunità, un progetto di monitoraggio, analisi e diffusione delle soluzioni innovative da mettere a disposizione delle istituzioni per la realizzazione delle Case della Comunità. Res Omnia Cooperativa Sociale da circa un anno è tra le realtà candidate a far parte della rassegna di casi di innovazione che verranno presentati nell’ambito del laboratorio. 

«Siamo partiti da un’idea: le Case della Comunità sono un nuovo modo di fare welfare e sanità a livello locale che coinvolgono la comunità». Lo spiega Roberto Di Monaco, ricercatore di Prima la Comunità insieme a Silvia Pilutti e Marzia Ravazzini, presenti all’incontro. «In Italia dovrebbero essere migliaia, molti sono interessati a farle funzionare ma pochi sanno come si fa e nel modo in cui serve alle persone. Siamo andati così in giro per l’Italia a cercare quelle realtà dove si stanno facendo già delle cose innovative. Questo ci ha consentito di mettere in fila degli elementi che qualificano queste esperienze di innovazione. Abbiamo notato come al centro di ogni azione ci siano sempre le persone. Abbiamo osservato – prosegue - esperienze di integrazioni tra servizi che prima non erano molto consuete, la costruzione di relazioni sociali che vanno oltre il lavoro nella sanità o nei servizi, abbiamo notato come si riesca a costruire delle risposte personalizzate a partire dai bisogni delle persone, a riattivare le risorse della comunità. Ci sono realtà che hanno già trovato il metodo giusto per fare la Casa della Comunità. Speriamo che questa ricerca possa aiutare molti altri che hanno difficoltà». 

È un modello, quello della Casa della Comunità, che rappresenta «il cuore del nuovo paradigma dell’assistenza sanitaria». A spiegarlo è stato Rubens Curia, di Comunità Competente. «Fino ad oggi – prosegue - abbiamo assistito ad una progressiva desertificazione della sanità territoriale. Le Case della Comunità rappresentano invece un luogo unitario dove dare risposta ai bisogni di salute delle persone. È importante parlare di unitarietà per due motivi: anzitutto, perché prima le persone, in base ai bisogni, dovevano cambiare struttura. Le Case della Comunità, invece, inglobano diversi servizi. Il secondo, è che viene dato così un valore all’equipe multidisciplinare che opera all’interno della Casa della Comunità. Non dobbiamo dimenticare che la sanità è un bisogno complesso, ecco perché occorre sempre di più riuscire a dare risposte unitarie». 

I dati degli ultimi monitoraggi non sono positivi: in Italia sono attualmente 660 le Case della Comunità attive con almeno un servizio essenziale su 1.723 previste dal piano. La Calabria non fa eccezione. «Secondo il monitoraggio mensile ReGiS – spiega Francesco Costantino di Comunità Competente - su 61 Case previste in Calabria, 58 sono dotate di contratto e in corso di esecuzione. Il dato allarmante, tuttavia, è che di queste nessuna è Casa della Comunità è ancora collaudata. Sappiamo che i tempi del Pnrr sono stringenti, ecco perché riteniamo che ci sia una situazione di rischio che dobbiamo necessariamente continuare a monitorare». 

Una delle Case della Comunità in fase di realizzazione è propria quella di Sant’Alessio in Aspromonte. I lavori, consegnati a luglio 2025, non sono ancora di fatto stati avviati. «Sono convinto che con la collaborazione dell’ASP riusciremo a superare le criticità per favorire il diritto alla salute dei cittadini. – ha commentato il sindaco Francesco Marra – Ho sempre creduto nelle Case della Comunità perché sono convinto che la medicina debba andare sul territorio. Sono stato felice quando ho appreso che il Comune che amministro è stato designato come punto strategico per la costruzione di una nuova Casa della Comunità perché ritengo che questa possa rappresentare anche un volano per il progetto di ampio respiro che stiamo portando avanti in questo territorio. Siamo pronti a collaborare per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati». 

Propositivo anche l’intervento di Gabriella Eburnea, Direttore del Distretto di Reggio Calabria: «I tempi del Pnrr sono vincolanti ma in questo momento all’attivo ci sono 19 Case della Comunità in via di sviluppo, compresa quella di Sant’Alessio. Abbiamo già degli esempi concreti in atto, come la Casa della Comunità di Palmi e a breve avremo anche quella di Roghudi. La strada per noi è tracciata, l’integrazione socio-sanitaria è già una realtà». 

Una realtà in cui il Terzo Settore rivestirà un ruolo sempre più centrale di mediazione e progettazione. «Vogliamo essere accanto alle Pubbliche Amministrazioni – ha affermato Pasquale Neri, Forum del Terzo Settore Calabria - per ragionare con loro e con i cittadini su quali possano essere le soluzioni migliori da adottare rispetto alle problematiche che si presentano. Ci faremo sempre portavoce di interessi comuni». 

Il Terzo Settore si rileva ancora una volta strategico nell’attivazione di percorsi innovativi che diano impulso alle comunità locali, con particolare riferimento alle aree interne. A questo proposito Cristina Ciccone, presidente della Cooperativa Sociale Demetra, ha presentato in chiusura il Progetto Coesione, nato dalla cooperativa stessa insieme al Comitato CRI – Vallata del Gallico, alla Pro Loco Laganadi e con la collaborazione delle Cooperative Res Omnia e COOPISA e delle Associazioni Cereso, Espero e Oneire. Si tratta di una proposta unitaria della Vallata del Gallico per il bando Riabitare il Sud di Fondazione CON IL SUD. «L’obiettivo – ha spiegato Ciccone - è ambizioso e concreto allo stesso tempo: trasformare quattro piccoli Comuni contigui, Santo Stefano, Sant’Alessio, Laganadi e Calanna, in un ecosistema comunitario generativo, capace di contrastare spopolamento, isolamento, fragilità socio-economica e mancanza di prospettive per giovani e famiglie. Lo facciamo grazie alla lungimiranza e alla competenza dei quattro Sindaci, che stanno dimostrando ogni giorno che anche un territorio interno può scegliere il futuro anziché subirlo».


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