"Senza voce", la storia di Anita e l’Alzheimer "un nemico troppo duro da sconfiggere"

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  17 maggio 2023 08:16

di MARCO AZZARITO CANNELLA

La storia che state per leggere non è, purtroppo, una di quelle che si concludono con un lieto fine.

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Anzi. È la storia di una donna che non ce l’ha fatta, che si è dovuta arrendere alla sua terribile malattia e proprio ieri ci ha lasciati.

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Quando, qualche giorno fa, ho incontrato Rita, me lo aveva detto. Ormai non c’era più niente da fare.

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La sua amata mamma si era ridotta ad un corpo senz’anima. Non ricordava più il suo nome, non riconosceva più i suoi splendidi nipoti e, nei rari momenti di lucidità che ancora aveva, pregava solo di morire presto.

Con le lacrime agli occhi, Rita mi ha confessato che quella preghiera l’aveva fatta tante volte anche lei, nell’ultimo periodo. Ha pregato perché le pene della propria madre finissero per sempre. Le sue e quelle delle persone che le volevano bene.

L’Alzheimer era diventato un nemico troppo duro da sconfiggere, perfino per un tipo “tosto” come la maestra Anita che ha cresciuto intere generazioni di professionisti, con impegno, amore e quel pizzico di severità che tanto spaventa i genitori di oggi.

Non è stata la mia maestra e non l’ho conosciuta personalmente. Mi ha raccontato di lei sua figlia, mia coetanea, e qualche studente un po’ effervescente che, nonostante tutto, porta della sua insegnante un buon ricordo.

Qualcuno mi ha raccontato anche di averla vista piangere, quando, ormai prossima alla pensione, si è accorta che qualcosa non andava, ma che mai avrebbe immaginato che una persona così precisa e pignola potesse essere colpita da un male così spaventoso.

Eppure, è andata così ed Anita non lo ha mai accettato. Forse per questo desiderava solo morire.

Rita mi ha raccontato di come ha reagito la propria mamma quando i bellissimi disegni di cui era capace, sono diventanti troppo confusi, per essere capiti. Di come ha fatto a mille pezzi i fogli sui quali scriveva quando il tratto della penna è diventato irregolare e dell’imbarazzo che ha provato quando a quella cena ha chiamato suo marito con il nome del primo fidanzato.

Inizialmente tutti hanno pensato ad un po’ di stanchezza. Del resto, quello della maestra è un lavoro duro, faticoso, impegnativo e quando gli anni passano è normale sentirsi un po’ scombussolati a fine giornata. Ma poi le è ricapitato, e ancora e ancora.

E quando finalmente si è convinta ad andare da un neurologo, il verdetto è stato implacabile: Alzheimer. Da quel giorno Anita non è più uscita di casa, ha atteso con pazienza e chissà quanta sofferenza che arrivasse la fine dei suoi giorni, trascinando nel suo dolore Rita e tutti quelli che le hanno voluto bene. Ora è tutto finito. Fai buon viaggio Anita e ritrova tutti i ricordi che hai perso in questi lunghi anni.

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