Sergio Dragone: "Giovanni Angotti, l'ultimo socialista illuminato"

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  29 ottobre 2025 08:53

di SERGIO DRAGONE 

Molti, in queste ore, hanno ricordato giustamente Giovanni Angotti come un gigante dell’ingegneria italiana ed europea. E hanno fatto bene perché per lui la professione coincideva con la vita.

A me – che ho avuto la fortuna di conoscerlo anche nella sfera personale e politica – piace ricordarlo come l’ultimo socialista illuminato, l’ultimo esponente di quella borghesia che scelse di stare dalla parte degli ultimi e di lottare per una società più giusta e capace di dare a tutti le stesse opportunità.

La nostra è stata un’amicizia vera e sincera, nata negli anni Ottanta durante le lunghe e interminabili riunioni nella Federazione Socialista, in una sala annebbiata dal fumo delle sigarette e frastornata dai toni accesi degli interventi. Spesso si faceva l’alba perché la contrapposizione tra le correnti era  forte e passionale quando dovevano assumersi decisioni importanti.

Quel partito così inquieto, ma anche così affascinante, Giovanni Angotti lo ha guidato per un breve ma intenso periodo, utilizzando le stesse armi della sua professione: intelligenza, serietà, equilibrio, competenza. La sua logica stringente, la sua capacità di analizzare con razionalità anche le situazioni più delicate, di ricercare non facili equilibri tra le varie sensibilità, hanno contrassegnato una fase non semplice nella vita del socialismo catanzarese.

Angotti, l’”ingegnere” come quasi tutti i compagni lo chiamavano con rispetto, apparteneva all’ala “illuminata” del Partito Socialista,  che già aveva espresso grandi personalità dell’avvocatura come Mario Casalinuovo e Bruno Dominijanni, o del mondo della scuola come Michele Riolo o ancora giuristi come Aldo Stigliano Messuti e valorosi giornalisti come Salvatore “Tano” Santagata.

L’altra ala, quella più popolare e più legata all’ortodossia di partito, era rappresentata da Rosario Olivo che a sua volta seppe avvicinare al socialismo personalità della cultura, come Achille Curcio e Toni Ferro.

Paradossalmente proprio tra Angotti e Olivo si è formata un’intesa politica e umana che ha travalicato gli steccati correntizi. Da quell’intesa – ma con una decisiva intuizione dell’allora presidente della Regione Agazio Loiero – è nato il progetto del “Pendolo”, la metropolitana di superfice che dovrebbe essere inaugurata nei prossimi mesi.

Giovanni Angotti era una persona sorridente, ironica e che non portava rancore a nessuno. Eppure, nel Partito Socialista non erano tutte rose e fiori e spesso le riunioni a cui accennavo prima lasciavano sul terreno morti e feriti, metaforicamente parlando.

L’”ingegnere”, come anch’io l’ho sempre chiamato non osando mai dargli del “tu”, aveva una visione moderna e aperta del modello di società che sognava, con un’alleanza strategica tra chi “ha e può” e chi soffre e ha bisogno. Insomma, la celebre teoria dei “meriti e dei bisogni” elaborata da Claudio Martelli negli anni Ottanta.

Con Giovanni Angotti va via un mondo che non tornerà più, spazzato via da una politica gretta che ha nei fatti espulso ed emarginato la parte illuminata della società, come dimostra la scarsa presenza di professionisti nelle istituzioni.

Un’ultima annotazione, più intima, peraltro colta con grande sensibilità da Franco Cimino nel suo bel ricordo di Angotti. Da quando la dolce ed elegante Gigliola è andata via, per Giovanni la vita ha un po' perso senso, sia pure ancora animata dall’amore per i figli (Domenico ne ha raccolto brillantemente l’eredità professionale) e per i nipoti e da una sempre viva curiosità intellettuale.

Addio ingegnere, socialista illuminato.

 


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