di SERGIO DRAGONE
A Claudio Ranieri, da ieri nuovo allenatore della Roma, le cose facili non piacciono. Solo imprese impossibili, come la vittoria in Premier con il tutto sommato modesto Leicester o, più recentemente, la promozione in A di un Cagliari che rischiava di finire in serie C. Ora, chiudendo un cerchio che in realtà sembrava già essere chiuso( “allenerò solo una Nazionale”, aveva detto qualche mese fa), al Sir Claudio viene chiesto l’ennesimo miracolo, risollevare le sorti di un club devastato e ridestare l’entusiasmo dell’immenso popolo giallorosso per quell’”unico grande amore”. Più San Claudio, dunque, che Sir Claudio.
Le sorti di questo allenatore così stimato in tutto il mondo suscitano sempre molte attenzione dalle nostre parti perché Claudio è sì romanista fino al midollo, ma è anche orgogliosamente catanzarese per tre principali motivi: del grande Catanzaro di Di Marzio e Mazzone è stato il capitano; ha trovato nella nostra città l’amore della sua vita, l’inseparabile Rosanna; ha avuto il solenne riconoscimento della cittadinanza onoraria all’indomani del suo trionfo in Premier.
Una foto estiva girata sui social, che lo ritraeva a cena con il presidente Floriano Noto davanti ad un bicchiere di rosso, aveva acceso la fantasia dei tifosi che avevano sperato di vederlo sulla panchina del Catanzaro al posto del puntualmente (e molto spesso ingenerosamente) “crocifisso” Fabio Caserta. Ovviamente, solo l’amore per la Roma poteva convincere Claudio a sedere ancora una volta in panchina, anche se quest’ultima “crociata” avrà necessariamente vita breve, sei mesi, il tempo di aggiustare le cose a Trigoria. Poi, forse, della Roma diventerà direttore generale.
Ranieri è il testimone di un calcio serio, onesto, trasparente, fatto di impegno, lavoro, sacrificio. Non sempre ha raccolto successi, in qualche occasione ha fatto flop, ma ha sempre dimostrato estrema serietà e preparazione, gestendo con saggezza ed equilibrio anche i momenti difficili. Che nel calcio non mancano mai.
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