di MARIO OLIVERIO
Caro Giacomo, ti ringrazio per l'invito a partecipare al flashmob di sabato 18 gennaio. Ho già avuto modo di esprimerti incredulità e stupore quando ho appreso la notizia della rimozione della statua dedicata a Giacomo Mancini, collocata appena qualche anno fa, non a caso, all’inizio di Corso Mazzini, nello spazio antistante al Comune di Cosenza di cui è stato, per dieci anni, autorevole Sindaco. Trattandosi di un'opera rappresentativa di un calabrese illustre, una personalità di primo piano nella storia dell'Italia repubblicana, un grande Socialista, che ha svolto importanti ruoli politici, Istituzionali e di Governo del Paese, mi piace ricordare che la scelta di allocare la statua nel posto in cui si trova oggi fu non solo largamente condivisa, ma furono anche apprezzate le motivazioni che erano alla base di quella scelta. Come per tutti i monumenti dedicati a grandi personalità, anche i luoghi dove sono collocati hanno un significato ben preciso, legato alla loro opera ed al loro rapporto con la comunità. L' annunciata volontà di rivedere quella scelta e la decisone di spostare la statua in altro luogo, distante e staccato da Palazzo dei Bruzi, ovvero dalla massima Istituzione della Città, risulta per questo incomprensibile ed ingiustificata. E le motivazioni addotte non giustificano questa decisione.
Confesso che nel leggere la notizia su un giornale locale ho pensato si trattasse di una fake, messa in circolazione per screditare il protagonista dell’iniziativa, a cui mi permetto, disinteressatamente e sinceramente, di consigliare un supplemento di distaccata, intelligente e lucida riflessione. Mi preme anche precisare che Giacomo Mancini non ha bisogno di difensori post mortem, né io mi sento tale. Anche perché la sua opera di Ministro e di Sindaco di Cosenza, costituisce un patrimonio che i cosentini ed i calabresi ricordano positivamente anche al di là delle appartenenze politiche. Con amicizia
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