Stato di salute dell’UMG: “Necessario un rilancio, Catanzaro rischia di perdere il suo ruolo centrale”

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“Necessario un rilancio, Catanzaro rischia di perdere il suo ruolo centrale”

  03 ottobre 2025 18:53

"Gli ultimi dati riportati dalle notizie e dai comunicati apparsi sui media ci inducono a compiere più di qualche riflessione intorno alla situazione nella quale versa l’Università di Catanzaro. E in via preliminare è il caso di dire che, nonostante l’autonomia ottenuta nel lontano 1997 (Decreto Ministeriale 29.12.1997 n. 1523), l’Ateneo catanzarese, già Università degli Studi di Reggio Calabria, crediamo non abbia mai cessato di svolgere una funzione ancillare rispetto ad altri Atenei, la quale se logicamente ammissibile in una fase costitutiva di iniziale gemmazione, non lo dovrebbe essere più in una fase successiva nella quale un affrancamento sarebbe doveroso, anche nel “rispetto” al territorio di pertinenza. Vi è di più.

L’influenza che oggi subisce l’Università Magna Graecia di Catanzaro è di tipo politico lato sensu, dunque non più ammissibile. Non può negarsi infatti la situazione di piano inclinato nella quale si trova l’Università, a fronte di un riconosciuto rafforzamento sempre più evidente degli altri Atenei regionali, con il contemporaneo e grave scardinamento di un equilibrio storicamente determinato, nell’ambito di una logica equamente “distributiva” che avrebbe dovuto essere garantita dal comitato regionale di coordinamento delle Università della Calabria che sembra aver abdicato al suo importante ruolo. Questo indebolimento è un vero vulnus per tutto il territorio, nella misura in cui qualunque Università dovrebbe fisiologicamente svolgere un ruolo centrale, non solo sotto l’aspetto didattico e culturale, nei confronti della città di appartenenza.

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Al contrario, e senza generalizzare, buona parte del corpo docente della Magna Graecia è impegnato in un’inconferente attività di autoreferenzialità, senza cercare di volgere lo sguardo verso il territorio che, invece, aspetta segnali incoraggianti da un mondo che appare ancora troppo distante dalle problematiche non solo cittadine. Venendo ad oggi. E’ recentemente apparsa sugli organi di stampa la dichiarazione “sugli scudi” operata dal Magnifico Rettore, a tenore della quale viene esaltato il traguardo raggiunto circa l’accreditamento di trentuno scuole di specializzazione medica, tra cui quattro di nuova istituzione (minimizzando la grave perdita di Malattie Infettive e di Emergenza Urgenza). Pur riconoscendo l’impegno profuso dal Prof. Cuda ed il risultato ottenuto per le nuove specializzazioni, resta il problema del consolidamento del polo sanitario d’eccellenza dell’Università Magna Graecia. Ora, non per essere facili denigratori (non potremmo mai esserlo), né per sminuire il suddetto accreditamento, riteniamo che tutto vada interpretato secondo una logica di sistema. Di conseguenza, tutto va posto in relazione con la vera narrazione del nostro Ateneo, nella quale, in nome di quell’equilibrio cui si faceva cenno, il punto focale è storicamente rappresentato dalla Facoltà di Medicina (se potesse intervenire il compianto Rettore Venuta), la quale da alcuni anni è protagonista di un evidente indebolimento, con la creazione di recenti duplicati. Ad onta di quella logica “distributiva” a suo tempo decisa.

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Riteniamo che a queste argomentazioni non possa opporsi la giustificazione secondo la quale la richiesta di personale medico richiederebbe più Facoltà di Medicina, la cui fisiologica incidenza economica è (sarebbe) in palese contraddizione con il criterio della sostenibilità economica. E allora, fuor di metafora e di campanile, ci poniamo alcuni interrogativi pienamente interconnessi. Perché non potenziare realmente la facoltà di Medicina di Catanzaro anche con l’istituzione del pronto soccorso realizzando velocemente quel che manca per la sua attuazione? Perché ancora non vi è chiarezza sulla sorte del nuovo ospedale cittadino, sia sulla ubicazione che sulle risorse economiche? Perché non riattivare la Facoltà di Medicina Veterinaria nella nostra città (altra cosa è Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali), peraltro in una Regione con una vocazione agricola ultrasecolare? Non condividiamo la logica delle inutili duplicazioni (ultima Psicologia all’Unical), in un sistema universitario regionale che, come accennato, non sopporterebbe i relativi costi, ma allora, anche provocatoriamente, perché costituisce un tabù istituire altri corsi di Ingegneria a Catanzaro? E perché tarda ad essere attivato il corso di Scienze della Formazione Primaria, forse perché già esistente all’Unical?
Spiace ricordare in questa sede che, purtroppo, i numeri delle iscrizioni nella nostra Università non sono incoraggianti. Da oltre un decennio la forbice rimane stretta tra gli 11.000 e i 12.000 iscritti con una tendenza alla diminuzione vista la continua spoliazione e le ultime disastrose decisioni. Il Rettore, con estrema onestà, ha dovuto ammettere in un intervento apparso sulla stampa nello scorso novembre, che “nella classifica Censis 2024, UMG si trova in ultima posizione tra gli atenei medi (10.000 - 20.000 studenti), principalmente a causa di due parametri: internazionalizzazione e occupabilità”. Orbene, a fronte di altre, evidenti criticità, gli argomenti del prof. Cuda non hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni o nelle prese di posizione del mondo politico, a cominciare dal Sindaco e dall’amministrazione comunale da lui guidata, completamente silente su un tema sicuramente cruciale per la crescita ed il rafforzamento della Città. A tale ultimo scopo, la crescita della città, sarebbe auspicabile una collocazione nel centro quantomeno delle facoltà umanistiche, per una serie di ragioni. Si parla anche della Facoltà di Psicologia, del mantenimento di Sociologia, del rafforzamento di Scienze motorie (attualmente presso il quartiere di Mater Domini). Questi corsi di laurea, per i quali non crediamo ci possano essere problemi di spazi e/o edifici, farebbero il paio con la già esistente Accademia di Belle Arti e con il Conservatorio.    
Insomma, tornando agli interrogativi, per quale motivo solo il territorio afferente alla città capoluogo di Regione deve sopportare continue sottrazioni, in una logica rigidamente unidirezionale? L’inizio di questo percorso, assolutamente poco virtuoso, è da ricercare purtroppo anche in quella sciagurata, ed unica, tripartizione della Provincia di Catanzaro, che non ha portato i frutti sperati per le Province di nuova istituzione. Sono interrogativi dai quali continua a rifuggire una classe dirigente, in primis politica, di particolare debolezza, assolutamente non idonea a difendere le nostre istanze. Una latitanza del Capoluogo di Regione a dir poco inquietante. E’ un’agonia lunga e dannosa, all’interno della quale un confronto politico scadente pregiudica il reale “peso” di una comunità, nell’ambito di decisive scelte regionali. Le prossime elezioni regionali devono servire anche a selezionare, tra i vari candidati, consiglieri regionali sicuramente dotati di competenza, esperienza, professionalità che sappiano portare avanti le legittime aspettative della nostra Città non in una logica campanilistica, ma favorendo il ruolo direzionale e decisionale che spetta a Catanzaro.
Sarebbe ora che si risvegliasse un sano orgoglio cittadino, a cominciare dai cittadini indifferenti che il prossimo 5 e 6 ottobre si recheranno alle urne per scegliere i loro rappresentanti".

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Si legge in una nota a firma di Sergio Gaglianese (Pres. La Tazzina della legalità), Peppino Mariano (Pres. Confassociazioni), Claudio Pileggi (fondatore ass. Cara Catanzaro), Francesco Bianco, Aldo Costa, Raffaele Luciano.

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