Spadanuda: "'Villa Margherita' e 'Bryant Park' nell'illusione di un Melting pot"

di GIANCARLO SPADANUDA

 Il festival tenutosi recentemente dal titolo: ”DA MARGHERITA”-u n programma ricco di eventi tra libri, cinema e musica, ha richiamato, in specie la sera, nel caso della proiezione dei film all’aperto ,molte persone occupanti tutti i posti a sedere a disposizione. E’ difficile credere che tutti fossero veramente interessati alle proiezioni: chi si dilettava con lo smartphone, chi dormicchiava, chi dimostrava di essere interessato. Qualcosa di simile ho visto personalmente accadere al BRYANT PARK di NYC (che adoro ogni qualvolta vado a NY,è un parco immenso vicino alla famosa TIMES SQUARE),ove quest’anno dal 9 giugno all’11 agosto, vengono proiettati 10 film: da Pretty in Rosa ( 1986) a il Padrino (1972).

Ci si chiede: la gente perché corre (letteralmente) per occupare i migliori posti sul prato del parco americano, e le sedie a “Villa Margherita”? Cosa è questa esigenza di stare assieme?

C’è una profonda crisi dei rapporti conoscitivi tra il cittadino e la realtà che è un rapporto di contemplazione che offre unicamente una serena coscienza di non-essere. La vita del newyorkese e quella del catanzarese sembra allora non trovare altra via di liberazione se non quella del sesso e del denaro ma neppure il sesso ha il potere di liberare dall’alienazione e dal culto feticistico del denaro; non resta altro che affrontare la presenza costante della disperazione nella normale condizione di vita: nelle dolci serate estive a vedere i film nella illusione di un melting pot con gli altri che non ci sarà, perchè finito il film, tutti scappano letteralmente, vanno via, nessuna discussione sul suo significato e sul suo valore artistico-qualitativo. Ma tant’è.

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