Stati generali sulla violenza di genere a Catanzaro, Pino: “Assente un metodo di raccolta dei dati”

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images Stati generali sulla violenza di genere a Catanzaro, Pino: “Assente un metodo di raccolta dei dati”

  21 novembre 2024 15:01

di MARCO VALLONE

E' stata un'occasione di rilievo per riflettere sui metodi migliori per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne quella della seconda edizione degli Stati Generali sulla violenza di genere, organizzati dall'Osservatorio della Regione Calabria che si occupa della problematica, analizzando a fondo quali possano essere le soluzioni migliori per provare a venirne a capo.

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I lavori, svoltisi nella giornata odierna presso la sala verde della cittadella regionale a Catanzaro, hanno visto la partecipazione di istituzioni, magistrati, amministratori, avvocati e molte altre personalità che hanno ragionato sui molteplici aspetti che contraddistinguono la violenza di genere, con l'intento di riuscire a produrre una sintesi utile che possa poi determinare i criteri guida, un modello, per agire concretamente nella risoluzione della questione.

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Giusy Pino, coordinatrice dell'Osservatorio sulla Violenza di Genere della Regione Calabria, ha spiegato come l'iniziativa di oggi si collochi nell'obiettivo più generale dell'Osservatorio, vale a dire quello di “andare a monitorare sul territorio i dati relativi all'incidenza di questa piaga sociale in Calabria. Un anno di grande lavoro ci ha portato però ad individuare delle grosse carenze territoriali, che si sostanziano nell'assoluta assenza di un metodo di raccolta dei dati, un metodo sincronizzato di raccolta dei dati relativi tanto all'incidenza dei femminicidi quanto all'incidenza dei reati spia. Non che non vengano raccolti – ha precisato Giusy Pino -, però le varie istituzioni, i vari enti preposti alla raccolta di questi dati, tra di loro non parlano, non se li comunicano. Quindi, nel momento in cui si ha la necessità di andare a realizzare una mappatura del fenomeno per poter poi intervenire in maniera concreta con le azioni, si ha difficoltà a poter incidere concretamente con un intervento che abbia dei risultati positivi. Perciò l'idea di questo Osservatorio, di questo organismo, è stata quella di mettere a sistema innanzitutto un metodo per la raccolta dei dati, investendo di questa iniziativa tutti quelli che sono gli organismi istituzionali preposti alla raccolta dei dati, ovverosia le prefetture. E' ovvio che le prefetture, senza avere la trasmissione dei dati, non possono concretizzare nulla. E quindi è stato necessario pensare anche alla costituzione di una rete territoriale fra tutti quelli che sono gli enti del terzo settore, gli enti istituzionali e le associazioni che sul territorio della regione si occupano della violenza di genere: a questo proposito si è dunque pensato ad un accordo operativo che sia idoneo a concretizzare gli obiettivi che noi ci prefiggiamo di raggiungere”. L'accordo operativo consiste in un protocollo, presentato e firmato oggi stesso, che sia finalizzato appunto ad acquisire un metodo coordinato di raccolta e monitoraggio dei dati sulla violenza nei confronti delle donne.

Non è stato però quello indicato l'unico protocollo siglato oggi. Ne è stato firmato un altro, infatti, per il coordinamento delle azioni a contrasto della violenza domestica e di genere. Il presidente del consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso, ha considerato quella odierna come un'occasione importante per riflettere sulla problematica della violenza di genere: “E' un fenomeno che non tende a diminuire, sia nel Paese che in Calabria. Noi, come consiglio regionale, ce la stiamo mettendo tutta per istituire degli organismi che possano sensibilizzare al problema. Abbiamo anche costituito, oltre alla commissione pari opportunità, un Osservatorio sulla violenza di genere che sta lavorando bene con la dottoressa Giusy Pino. Abbiamo anche sottoscritto un protocollo d'intesa con ATERP, col Consiglio Regionale e con l'Osservatorio per individuare degli alloggi per le donne colpite da violenza. Quindi siamo attenti al problema, il Consiglio regionale può in questi casi incidere sulla sensibilizzazione, e la partecipazione vuol dire grande attenzione. Speriamo che con tutte queste iniziative si possa ridurre la violenza di genere sulle donne”.

Presente al tavolo dei lavori anche la senatrice Cinzia Pellegrino (FdI), che presiede la commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato: “Chiedo intanto alle donne come stanno – ha esordito nel suo intervento -. I vostri compagni, i vostri uomini, vi chiedono come state? Perché questo potrebbe essere un segnale. Ogni tanto faccio queste domande provocatorie perché la violenza va conosciuta ma anche compresa, e noi come dipartimento tutela vittime di Fratelli d'Italia, che ho l'onore di presiedere, tutti gli anni facciamo una specifica campagna: distribuiamo un volantino che aiuta a comprendere quali sono i segnali per riconoscere alcune dinamiche. Perché vedete, quando una donna subisce violenza e la subisce in casa, è entrata in un cortocircuito sentimentale che diventa anche un cortocircuito relazionale. E, assalita dai sensi di colpa e dalla ordinarietà, dalla consuetudine di un certo tipo di rapporto, molte volte all'inizio non riesce a rendersi conto del guaio in cui si è cacciata. Quindi è importante capire se il nostro rapporto è dialettico, come in tutte le coppie, o distonico, al punto tale che sul lungo periodo possa procurarci non un semplice litigio ma qualcosa di più grave. Impariamo quindi a riconoscere gli elementi delle relazioni distoniche: se si litiga è un conto, ma se quei litigi sfociano in denigrazione personale pesante, in violenze, se lui ti picchia, ti sequestra il cellulare... Beh, non è un bel momento di coppia. E sicuramente non è un percorso ottimale di coppia. Dobbiamo imparare a riconoscerlo noi stesse per prime, e imparare anche a riconoscerlo tra amiche, tra sorelle e tra donne. La solidarietà tra di noi è infatti un'arma importantissima da poter sfruttare all'interno di un contesto”.

Ha contribuito al dibattito da remoto invece la deputata Martina Semenzato (Coraggio Italia), presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza di genere della Camera dei Deputati: “La commissione che presiedo ha sempre e solo a che fare con il dolore delle donne. Vengo dal mondo dell'impresa, e ho portato la mia esperienza in questa commissione: il tema conduttore è la violenza economica, il focus, uno degli aspetti principali dell'inchiesta. Violenza economica, indipendenza economica, lavoro, empowerment delle donne: il 62% delle donne vittime di violenza che ricorrono ai centri non sono economicamente indipendenti. E quindi dobbiamo lavorare sull'indipendenza mentale delle donne: vuol dire avere la capacità, la forza, la reattività di tagliare quelle relazioni difficili, tossiche, non solo dal punto di vista sentimentale ma anche amicale o nell'ambiente di lavoro. E la dobbiamo lavorare sull'indipendenza economica delle donne. Questa commissione ha 14 punti d'inchiesta, uno, tra l'altro, approvato all'unanimità il 31 luglio: la ricognizione normativa per il Testo Unico sulle violenze di genere, un Testo Unico che manca. Quindi bisogna avere una visione prospettica diversa, guardando la donna non come vittima ma come protagonista di una cittadinanza attiva. Questo lavoro non lo definisco Testo Unico – ha proseguito Martina Semenzato -, lo definisco 'Codice donna': una ricognizione normativa di 438 articoli che ovviamente spaziano sui tanti ambiti che riguardano la violenza di genere. Penso sicuramente a quello legato all'istruzione, a quello legato ad interventi economici, a quello legato alla prevenzione, a quello legato alla formazione delle forze dell'ordine. Penso che questo strumento possa essere un esempio virtuoso anche a livello europeo, e che possa essere adottato anche come strumento didattico nelle scuole per spiegare, attraverso l'oggettività del diritto, la soggettività della violenza di genere”.

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