di IACOPO PARISI
Un caso mediatico che ha segnato la politica italiana, un uomo che ha attraversato il baratro della gogna pubblica e che oggi torna a raccontare la sua verità: questo è il cuore di "Storia senza eroi", il libro di Piero Marrazzo presentato a Catanzaro nelle sale della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia in un incontro di grande intensità emotiva e intellettuale.
A introdurre l'evento, promosso dalla Camera di Commercio di Catanzaro e dall'associazione ANDE, è stato il presidente della Camera di Commercio, Pietro Falbo. Falbo si è detto entusiasta di questa iniziativa, sottolineando l'importanza di un confronto aperto su temi che riguardano il rapporto tra giustizia, informazione e vita pubblica. Ha dichiarato di aver avvertito la commozione di Marrazzo e di aver sempre colto nei suoi gesti la bontà dei suoi sentimenti, già dai tempi in cui era governatore del Lazio. Ha poi concluso il suo intervento parafrasando Enzo Tortora: "Marrazzo è innocente, non so se lo siano quelli che l'hanno accusato".
Roberta Porcelli, presidente dell'associazione ANDE Catanzaro, ha evidenziato l'importanza dell'incontro: "Non abbiamo mai promosso un libro prima d'ora, ma questo testo incarna perfettamente il nostro obiettivo: stimolare il confronto, analizzare la realtà al di là della superficie. La verità non è mai bianca o nera, ma fatta di sfumature". Ha poi toccato un tema cruciale: il rapporto tra stampa, giustizia e politica, chiedendosi fino a che punto sia giustificabile il diritto di cronaca e come i media possano influenzare la percezione pubblica di un individuo.
Annarosa Macrì, giornalista e scrittrice, ha sottolineato come la storia di Marrazzo la toccasse profondamente: "Quando ho letto il libro, ho capito che mi riguardava. Non solo perché sono cittadina di questo paese, ma perché racconta un po’ la mia storia. Quando lo leggerete, avrete anche voi la stessa impressione. Basta solo che un lettore ti dica che stai raccontando la sua storia, e non sei più solo un giornalista: sei uno scrittore. Questo libro è più di un racconto personale: è simbolo di una condizione universale, una metafora della caduta e della possibilità di rialzarsi".
Macrì ha poi messo in evidenza la profondità del testo: "Questo libro è letteratura oltre che storia e cronaca. Racconta di un padre, di un giornalista, di un fratello, di un marito. Mostra cosa succede quando nella vita di un uomo avviene un cortocircuito: tutto può prendere una piega inaspettata. Tutti noi abbiamo vissuto una caduta. Anche io. Ma mi sono rialzata, e per questo mi ci ritrovo". Ha poi aggiunto: "Leggere questo libro significa leggere una storia di rinascita. Marrazzo ha tirato fuori un'altra anima, un uomo nuovo che non può dimenticare il passato, ma che ne ha tratto una nuova consapevolezza. Questo libro sancisce la sua rinascita: è quasi un giallo, ma senza morti. Ci sono, però, i morti civili, quelli cancellati dalla società".
Piero Marrazzo, intervenuto più volte nel corso dell'incontro, ha ripercorso la sua esperienza politica e personale, soffermandosi sul peso che la pressione mediatica ha avuto nella sua caduta. Ha parlato della difficoltà di separare il privato dal pubblico e di come la sua vita sia stata travolta da un meccanismo più grande di lui. "Sono stato vittima di un ricatto, ma per quindici anni nessuno si è mai chiesto se lo fossi davvero", ha affermato. Il libro non si limita a ricostruire i fatti, ma si spinge oltre: è un viaggio nella memoria familiare, nella Calabria delle emigrazioni e dei cambiamenti sociali. La vicenda del fratello di Marrazzo, figlio della stessa madre ma di un padre diverso, e disconosciuto dalla propria famiglia, in particolar modo dal padre, dopo l’emigrazione in America, diventa metafora di una società che spesso condanna senza appello. "Ho capito che la verità era l'unica strada per salvarmi", ha detto Marrazzo. "Questo libro non è solo la mia storia, ma quella di chiunque abbia vissuto una caduta e abbia trovato il coraggio di rialzarsi".
Nel corso della presentazione, il giornalista e avvocato Ennio Curcio ha rivolto a Marrazzo alcune domande, dal significato del potere alle dimissioni date all'epoca, dando vita a un vivace scambio di riflessioni, insieme ad Annarosa Macrì.
Rispondendo ai vari quesiti posti, Piero Marrazzo ha ammesso di aver commesso errori, come non dire la verità alla moglie o non denunciare subito il ricatto ai vertici dell’Arma. Tuttavia, ha voluto sottolineare che i reali soggetti attivi del reato fossero i carabinieri infedeli che furono poi condannati. "Mi sono dimesso per opportunità, non perché fossi indagato o colpevole. Non sono mai stato indagato e non mi è mai stato recapitato un avviso di garanzia, e questo rende la vicenda ancora più assurda. Fa capire come debba essere divisa l'etica dalla morale". "Ma nessuno, -ha proseguito Marrazzo- ha mai riflettuto su come la sessualità possa essere usata come strumento di potere. Lo è stato contro di me, come lo è ogni giorno contro le donne e le persone della comunità LGBTQI+". Infine, ha rivolto una riflessione ai media e ai giornalisti: "Chi scrive sui giornali o sui social dovrebbe pensare a chi non ha la forza di resistere a una tale ondata mediatica. Io ho potuto farlo, ma molti altri no". Ha anche affermato di aver rifiutato una candidatura europea per far sì che il libro potesse essere letto in maniera orizzontale, senza essere strumentalizzato politicamente.
Da via Gradoli a Manhattan e ritorno, senza un lieto fine, ma con la speranza che aver rivissuto una “piccola epopea” sia un nuovo inizio. Storia senza eroi è tutto questo: la caduta e il riscatto di un’intera famiglia, un’occasione per raccontare un pezzo di storia italiana. Ma è soprattutto il racconto di un uomo che ha scelto di affrontare il passato per costruire un nuovo futuro.
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