di MARCO VALLONE
L'ultima puntata di “Catanzaro Capitale”, la trasmissione de La Nuova Calabria condotta da Gabriele Rubino, ha dedicato un'attenzione particolare alle recenti scosse sismiche occorse e avvertite nella provincia di Catanzaro. Sono fenomeni che hanno suscitato particolari tensioni, paure ed apprensioni nella popolazione e, per questo, sono state richieste delucidazioni a diversi esperti, tra cui il coordinatore del gruppo comunale della protezione civile di Catanzaro, Franco Basile. e il componente del consiglio direttivo del gruppo comunale della protezione civile, Stefano Cerchiaro. Inoltre, durante la trasmissione, sono andate in onda anche delle ottime interviste al capo della protezione civile Calabria, Domenico Costarella, ed alla dirigente scolastica del liceo classico e del convitto “P.Galluppi”, Stefania Scozzafava. Le due interviste sono state realizzate, rispettivamente, da Filippo Coppoletta e da Anna Trapasso.
Di particolare interesse, però, è stato l'intervento del professore Mario La Rocca, professore di Geofisica dell'Unical, che, da studioso ed esperto, ha spiegato nel dettaglio cosa bisogna aspettarsi da questo sciame sismico, al di là dei commenti, e delle interpretazioni, che fioccano impetuosi sui social.
Da alcuni giorni nel catanzarese si registra questo sciame sismico, vista l'esperienza del professore Mario La Rocca che cosa si può dire di queste continue scosse che la popolazione del catanzarese avverte? “Beh, si può dire sicuramente che è uno sciame interessante per noi che lo studiamo – ha evidenziato il professore di geofisica dell'Unical -, ma non è nulla di particolarmente anomalo. E' uno dei tanti sciami sismici che si verificano in Calabria, Noi ne registriamo normalmente 2 o 3 all'anno nelle varie aree della regione. Quindi, da questo punto di vista, non è nulla di anomalo: si tratta di tanti terremoti che si verificano concentrati, in un volume ristretto di crosta terrestre, nella stretta di Catanzaro. Nella zona tra Marcellinara e Tiriolo, a una profondità intorno agli 8-10 km”.
Non è una novità perché la Calabria, rispetto ad altre zone d'Italia, ha un rischio sismico più elevato? “La Calabria, per quanto riguarda la pericolosità sismica, è la regione italiana a più alta pericolosità sismica – ha affermato il professore La Rocca -. Per lo meno questo viene fuori dall'analisi della sismicità storica recente del territorio nazionale. In questo contesto terremoti, come quelli di questi giorni, non hanno alcuna rilevanza. La pericolosità sismica dipende, in modo preponderante, dai terremoti forti: quelli che sono avvenuti, per intenderci, nei secoli scorsi. Quelli che hanno devastato la Calabria a più riprese: in particolare nel 1783, nel 1638, nel 1905, nel 1908. Poi, dopo l'ultimo importante, quello di Messina e Reggio Calabria nel 1908, l'attività sismica nella nostra regione è stata tutto sommato di modesta entità. Non ci sono stati terremoti molto forti. E questo, in un certo modo, ci ha abituati male, perché ha fatto perdere la memoria di quegli eventi catastrofici: per cui oggi basta una piccola scossetta di magnitudo 3 – ha rilevato Mario La Rocca – e la gente viene presa dal panico, senza alcun reale motivo”.
Quindi, a livello di magnitudo, quando possiamo essere un po' più preoccupati, visto che sostanzialmente, in questo sciame, non si è superata di molto la magnitudo 3? “Questo sciame va avanti ormai da una ventina di giorni – ha spiegato il professore La Rocca -. E' iniziato con decine di terremoti impercettibili alle persone, durante la prima settimana di Marzo. Poi nei giorni successivi ci sono stati dei terremoti un po' più energetici, e quindi qualcuno è stato avvertito dalle persone. Negli ultimi giorni ce ne sono stati parecchi che hanno raggiunto magnitudo 3, fino ad un massimo di magnitudo 3,4 . E terremoti di questa magnitudo vengono senz'altro avvertiti nell'area centrale. Ma terremoti di questa magnitudo, che avvengono a 10 km di profondità, non possono provocare alcun danno e quindi, da questo punto di vista, non bisogna temerli”.
“E' chiaro però che dobbiamo essere consapevoli che il terremoto non è prevedibile – ha tenuto a precisare il professore di geofisica dell'Unical -, come singolo evento. E non è prevedibile l'evoluzione di uno sciame sismico: può durare settimane, può durare mesi, a volte anche anni. Questo purtroppo nessuno è in grado di stabilirlo. E quindi noi non possiamo escludere che prima o poi si verifichino terremoti più forti, anche magari nell'ambito di questo sciame o di altri sciami che, ripeto, avvengono in tanti luoghi della regione. Per quanto riguarda una magnitudo che può destare preoccupazione, ovviamente i danni prodotti da un terremoto dipendono sicuramente dalla magnitudo ma anche da molti altri elementi. In particolare da come sono costruite le case e da dove le case sono costruite, perché purtroppo il problema più grave, che riguarda il rischio sismico in Italia, è che un'enorme quantità di edifici sono estremamente vulnerabili al terremoto. Perché furono costruiti con tecniche e materiali inadeguati, e spesso in luoghi dove non era assolutamente il caso di costruire edifici, palazzi e quant'altro. Questo è il problema più grave per quanto riguarda il rischio sismico. E' chiaro che se viene un terremoto di magnitudo 6 in Italia fa danni, ovunque esso avvenga. Magnitudo 6 può succedere: in Calabria ce ne sono stati tanti nei secoli scorsi. Per fortuna in tempi recenti non se ne sono verificati, ma io non sarei per niente sorpreso se un giorno si registrasse un terremoto di magnitudo 6 in Calabria. Tenete conto che la stima della pericolosità sismica nel territorio calabrese – ha evidenziato Mario La Rocca – prevede come magnitudo massima attesa 7.2 lungo tutto il versante tirrenico. Ora un terremoto di magnitudo 7.2 è chiaramente un evento rarissimo, che avviene mediamente in Calabria una volta al secolo. Ma quando avviene fa un disastro enorme”.
Ma visto che anche la protezione civile regionale ha lottato contro molte fake news, oppure contro delle ricostruzioni ascientifiche che sono nate sui social, come risponde il professore Mario La Rocca a chi dice, ad esempio, che è meglio che ci sia questo sciame con piccole scosse perché si scarica l'energia invece della scossa più violenta? Oppure, al contrario, che se c'è uno sciame poi può arrivare la scossa più forte successivamente? Quanto c'è di vero e quanto di falso in queste due principali affermazioni che si sono lette sui social? “Premesso che le notizie che vengono diffuse sui social non dovrebbero essere prese mai in seria considerazione – ha puntualizzato il professore La Rocca – se non si è sicurissimi della fonte, che deve essere attendibile, ci sono terremoti che avvengono forti, all'improvviso, senza alcun precursore, senza alcun terremoto piccolo che li preceda. Questo accade nella maggior parte dei casi. I terremoti che sono avvenuti in Italia, negli ultimi decenni, sono stati quasi tutti così: solo il terremoto di L'Aquila, nel 2009, fu preceduto da uno sciame sismico, con molte decine di terremoti nei mesi precedenti. Ma tutti gli altri sono avvenuti tutti all'improvviso, quindi non c'è una correlazione ovvia fra l'accadimento di uno sciame sismico e poi l'avvenire di un terremoto molto forte nella stessa area. Statisticamente si sa che solamente una piccolissima percentuale di terremoti di piccola e media magnitudo possono poi essere ritenuti precursori di un terremoto più forte. Quindi rimane questa caratteristica dei terremoti: non si può prevedere né l'accadimento di un terremoto forte, né tantomeno l'evoluzione di uno sciame sismico”.
“Per quanto riguarda poi le altre considerazioni, quelle di carattere energetico – ha aggiunto il professore di geofisica dell'Unical -, questa affermazione che è meglio avere sciami di numerosi terremoti piccoli, perché scaricherebbero l'energia, questa è una cosa che si dice spesso ma che ha una scarsa corrispondenza con la realtà perché l'energia di un terremoto varia in un modo enorme con la magnitudo. Per intenderci, un terremoto di magnitudo 4 mediamente ha un'energia che è oltre 30 volte superiore rispetto a un terremoto di magnitudo 3. Vuol dire che per liberare la stessa energia di un unico terremoto di magnitudo 4 ne occorrono almeno 30 di magnitudo 3. E se andiamo a considerare magnitudo più elevate, maggiori di 5, e quindi terremoti che sicuramente producono dei danni, vi rendete conto che ne vogliono migliaia di terremoti di magnitudo 3, di magnitudo 2. Decine di migliaia di terremoti di magnitudo minore di 2 per equiparare la stessa energia che può liberare in pochi secondi un terremoto di magnitudo 6”.
Il professore La Rocca è stato invitato nella prefettura di Catanzaro insieme alle altre istituzioni preposte ad affrontare questa situazione: come ha visto le istituzioni? Sono pronte ad affrontare un'eventuale emergenza più impegnativa? “Le istituzioni sono molto determinate e sicuramente, secondo me – ha dichiarato Mario La Rocca -, sono pronte per fronteggiare un'emergenza. Il fatto è che un'emergenza è tale proprio perché manifesta una serie di problemi che non sono tipici della vita di tutti i giorni. Per quanto si possa essere preparati, in realtà secondo me non si è mai pronti. Ma questo soprattutto perché non sono pronti i cittadini. Le istituzioni lo sono, chi è preposto a gestire queste emergenze sa quello che deve fare: su questo io non ho dubbi. Il problema poi è farlo quello che bisogna fare, quando ci sono tutti i cittadini che non sono preparati ad affrontare un'emergenza”.
Qual è la raccomandazione che il professore La Rocca quindi fa ai cittadini, laddove si verificasse un evento che potrebbe provocare un'emergenza effettiva? “Io ai cittadini dico che quando succede qualcosa di imprevisto, in generale e non solo nel caso specifico del terremoto, quando c'è un evento imprevisto potenzialmente pericoloso, bisogna soprattutto secondo me cercare di mantenere la calma. Questa secondo me è la cosa più importante – ha spiegato il professore di geofisica dell'Unical -. Perché, quando le persone vengono prese dal panico, il panico probabilmente può essere la causa di danni ancora maggiori rispetto a quelli che ha fatto o sta per fare il terremoto, l'alluvione o l'incendio. Insomma, l'evento pericoloso che si manifesta e nel quale la gente non sa cosa fare e non sa come comportarsi. La gente perde la calma e comincia a fare azioni che non hanno senso e che mettono in pericolo la vita di se stessi e degli altri, ostacolando il lavoro di chi invece deve fare delle azioni specifiche per mettere in sicurezza le persone, le case, e insomma per tenere sotto controllo la situazione. Quindi questo io dico ai cittadini: innanzitutto cercare di mantenere la calma, pur consapevoli che non sia affatto facile. E poi gli chiedo di non credere a tutte le notizie fasulle che vengono diffuse, così, da chiunque. Perché parlare è facilissimo, chiunque è capace di dire delle sciocchezze, ma le istituzioni, gli organi competenti, ovviamente non diffondono notizie così a caso, in modi banali. Quindi bisogna prestare credito solo alle notizie che vengono da fonti competenti e affidabili”.
Quindi, seguendo il ragionamento del professore, i cittadini dovrebbero anche abituarsi a convivere con questi fenomeni, stante la non prevedibilità dei terremoti? Uno sciame sismico che potrebbe continuare più e più mesi, pare di capire. “All'inizio dicevo che non è prevedibile l'evoluzione di uno sciame sismico. Propongo come esempio lo sciame sismico del monte Pollino – si è accinto a concludere La Rocca -, a Mormanno. E' uno sciame iniziato nel 2010 ed è durato per più di 4 anni. Chi abita in quella zona lo ricorderà benissimo. In più di 4 anni ci sono stati tantissimi terremoti: se ne contano oltre 5-6mila fino a magnitudo 5. Quindi in quel caso i cittadini hanno dovuto convivere con l'accadimento frequente di terremoti in quell'area. Lo sciame durò più di 4 anni: poi, comunque, è terminato. In genere, a un certo punto, uno sciame sismico termina. Non va avanti per sempre”.
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