La questione relativa alle trasversali, al pari di altre vicende calabresi e soprattutto joniche, è lo specchio di tornasole di una realtà (l'Arco Jonico) fagocitata dalle perverse dinamiche del centralismo.
Correvano gli anni '60, quando l'allora Ministro, Giacomo Mancini, dotò la ex Calabria Citra dell'unica trasversale stradale degna di essere annoverata nella richiamata nomenclatura: la SGC107 (Paola-CS-S. G. in Fiore-KR). Allora però, c'era una visione. Oggi, invece, il ricordato termine è talmente abusato dalla Politica al punto da essere utilizzato in maniera inopportuna e inappropriata, ma tant'è. Al tempo in cui fu pensata la nuova "Silana Crotonese" non esisteva ancora l'invaso di Schiavonea. L'unico porto calabrese era quello pitagorico. Bisognava avvicinare, quindi, Cosenza a un approdo portuale e, contestualmente, al litorale tirrenico. Acume e lungimiranza dello Statista cosentino, consentirono alla Città dei Bretti di geolocalizzarsi quale baricentro quasi perfetto tra i 120 minuti che avrebbero distanziato lo Jonio e il Tirreno. I vincoli naturali della Catena Costiera e della Sila non avrebbero rappresentato più un ostacolo, ma sarebbero diventati parte integrante di un percorso di mobilità e sviluppo sostenibile.
Nei decenni a seguire, poi, vennero partoriti una serie di progetti infrastrutturali col nobile scopo di avvicinare l'entroterra silano alla riviera jonica. Tuttavia, negli ultimi lustri, atteggiamenti politici poco sobri e una conoscenza del territorio pari al quella dei giardini condominiali hanno snaturato i nobili intenti delle progettualità. L'idea di trasversale stradale, pian piano è trascesa in quella di rabberciata traversa. Continui rimaneggiamenti dei tracciati hanno generato stralci che, a oggi, congiungono il nulla al niente. In questo clima di precarietà progettuale e mancata visione prospettica, a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo, le raffinate intuizioni di Sila-Mare, Sibari-Sila e Cosenza-Sibari avrebbero lasciato il posto a mediocri progetti: Longobucco-Mirto, Duglia-Cantinella e Svincolo Tarsia-Bivio Terranova.
Sila - Mare: la trasversale trasformata in traversa
L'idea progettuale fu ambiziosa: ricreare un percorso superstradale, tra fondovalle e sopraelevata, della SS177 "Silana di Rossano". I riferimenti, quindi, erano chiari: connettere la statale 106 con la Statale 107. Tuttavia, gli scopi perversi di ciò che dalla carta si materializzava in costruzione si notarono sin dall'inizio. Piuttosto che avviare i cantieri da uno dei due vertici, si decise di cominciare da metà del percorso. Fu così che nei primi anni '90, alle porte di Longobucco, fu realizzato il primo impalcato di una strada che avrebbe dovuto significare la rinascita per tutto il contesto della val Trionto. Da allora, il progetto fu rimodellato e trasformato in una modesta bretella che avrebbe congiunto il Borgo silano a contrada Foresta nel comune di Corigliano-Rossano. Negli ultimi 30 anni la strada ha visto solo la messa in funzione di qualche km e appena due anni fa è finanche crollato un viadotto edificato 9 anni prima. Recentemente, poi, l'inaugurazione in pompa magna politica di una manciata di km, ma scollegati dal resto del tracciato. Nel corso degli anni il dibattito si è limitato a una lotta di campanile su quale dovrà essere l'innesto dell'arteria lungo la SS106. La mancata lungimiranza politica ha portato lo scontro a stabilire se mantenere il percorso stradale sul lato sinistro del Trionto o se traslarlo sul lato destro, impantanandolo nel traffico di Mirto. Purtuttavia, a oggi, i fondi necessari al completamento del tronco risultano mancanti.
Sibari-Sila: la strada che non c'è
"Innesto SS177 Altopiano silano - Porto di Corigliano", con tale epigrafe venne presentata l'idea progettuale della strada. Una ricostruzione, a tratti in variante, della SS660 e della provinciale che congiunge i Paesi albanesi con la piana di Sibari. Un'arteria extraurbana secondaria che avrebbe rappresentato il collegamento più breve per chiunque provenisse da nord-est (Dorsale adriatica) e fosse diretto in Sila. Nelle more originarie dell’idea c’erano tutte le prospettive per garantire un futuro roseo alle Comunità interessate. Un asse trasversale — almeno questo l’originario disegno dell’infrastruttura — che avrebbe congiunto la Statale jonica con l'area silana e tramite la nuova SS177 (Sila-Mare), raggiunto la SS107 nei pressi di Camigliatello. Una valida opportunità per quei flussi turistici che dalla Puglia si dirigono nelle principali località calabresi di soggiorno invernale (Lorica, Camigliatello, Villaggio Palumbo). Gli stessi che oggi, giunti a Sibari, sono costretti a sobbarcarsi oltre 2 ore di viaggio — addentrandosi in area valliva e iniziando l’arrampicata da Cosenza — per raggiungere le mete silane. Località, quelle su richiamate, che la Sibari-Sila avrebbe consentito di raggiungere in un tempo stimato di 45/50 minuti dalla costa jonica. Tuttavia, la solita manina centralista, in barba a qualsivoglia atteggiamento di buon senso, ha destrutturato l’originaria idea di trasversale con una più modesta bretella Duglia-Cantinella. Come se i percorsi stradali a monte della frazione acrese fossero adeguati alle esigenze della moderna viabilità. A oggi, sono stati realizzati alcuni km a metà del percorso, mai aperti al traffico. Tuttavia, da oltre 10 anni, i lavori sono fermi e non si intravede nulla all'orizzonte.
Cosenza-Sibari: quando il sogno di una strada moderna si trasforma in un incubo
Con l'appellativo "Via del Crati", l'allora presidente della Provincia, Mario Oliverio, presentò il progetto compreso nel più ampio e visionario plafond di grandi opere che avrebbero dovuto cambiare il volto della più grande e disomogenea provincia calabrese: Cosenza. La strada gemmò come un articolato intervento, di parziale adeguamento e nuova opera in variante, del più complessivo disegno di percorrenza della valle del Crati. Il progetto prevedeva la congiunzione della SS106 radd. (Corigliano-Rossano, C.da. Salice) con la SS107 (Zumpano-Cosenza, C.da. Malavicina), con intersezione allo svincolo di Tarsia sull’A2. La nuova strada a categoria C1, una volta ultimata, avrebbe raccordato in circa 40 minuti il Capoluogo, i Comuni della destra Crati e la piana sibarita. L’opera pubblica, pertanto, almeno nella parte iniziale, avrebbe dovuto rappresentare una valida alternativa al tracciato autostradale. Tuttavia, il progetto è stato più volte riorganizzato. Oggi viene riproposto come un più modesto collegamento Tarsia-Cantinella. Anche in questo caso, sebbene trascorsi quasi 15 anni dalla sua presentazione, risultano aperti pochi km e due gallerie. Un terzo tunnel, finito da anni e mai aperto al traffico, è gravato da un contenzioso milionario tra l'impresa appaltatrice e l'ente Provincia.
Progetti snaturati: imperativo il ritorno alle idee originarie
Quasi quarant’anni di promesse e attese, nella speranza di congiungere la costa jonica con l’entroterra silano, miseramente svanite. Polverizzate. Disattese le idee originarie dei tracciati stradali che avrebbero dovuto congiungere i punti intermodali della jonica (SS106), della Sila (SS107) e dell’area valliva (A2). Adesso, però, è il momento di reagire! Al bando atteggiamenti volti alla compassione, al giustizialismo e al populismo spiccio. Oggi la politica è chiamata a fare qualcosa che nei decenni precedenti non è mai stata fatta: rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per evitare l’isolamento delle Comunità silane. Quest'ultime, infatti, già provate da massivi fenomeni di spopolamento dovuti alla difficoltà di raggiungimento, alla carenza di lavoro e alle mancate prospettive di crescita, sembrano condannate a un futuro fosco e privo di prospettive. È giunto il momento per riportare i tracciati stradali a quelle che furono le nobili idee originarie. Per fare ciò, la Politica tutta dovrà spogliarsi dalle casacche vestite e indossare gli abiti della dignità e dell’orgoglio. Sarà necessario, pertanto, lavorare su due fronti: redigere i nuovi progetti rilanciando il concept originario e reperire i fondi per completare le arterie a valle e a monte dei piccoli tratti realizzati.
Le rimodulazioni del PNRR e i fondi europei di Sviluppo e Coesione non investiti del settennio 2013/20, potrebbero essere i canali giusti a cui attingere. Sarebbe opportuno studiare una pianificazione a carattere prioritario per la vicenda delle mai realizzate trasversali. Mettere in cantiere un "Decreto trasversali Jonio-Sila" sul modello già adottato a Genova, potrebbe essere un ottimo suggerimento da cui partire.
Promesse disattese e speranze future: è tempo di cambiare registro
Dietro al completamento della Sila-Mare, della Sibari-Sila e della Via del Crati si raccolgono le speranze di tutto il vasto comprensorio della Sila Greca e della città di Corigliano-Rossano. Dimenticare e disconoscere questo importante lembo di Calabria significherebbe condannare il territorio all’oblio. Con la conseguenza che anche le aree di costa dell’Arco Jonico sarebbero, inevitabilmente, mutilate nei rapporti economici con un’importante fetta del territorio pedemontano afferente l'ambito rivierasco. È necessario che gli Amministratori delle Comunità interessate — a cominciare dai Sindaci di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro (quest’ultima anche in virtù del doppio ruolo istituzionale di Amministratore e Presidente della Provincia di Cosenza), Pino Capalbo (Acri) — portino avanti una battaglia corale. Le richiamate trasversali, non dovranno più essere il semplicistico concetto di strade rattoppo. Piuttosto, il principale reticolo di congiunzione infrastrutturale tra le aspettative di mobilità dell’Arco Jonico e le speranze di connessione ai percorsi Ten-T (Reti transeuropee dei trasporti) del comprensorio silano. Per evitare il fallimento della vincente idea di penetrazione veloce che dalla Sibaritide (SS106) raggiunge l’altopiano, riconnettendosi alla SS107 e alla A2.
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