
di RITA TULELLI
Quando si parla di mafia, molti immaginano rituali arcaici, domini territoriali e violenze visibili. Ma oggi le organizzazioni criminali vivono una fase di profonda trasformazione: nell’era di Internet, le mafie non abbandonano il controllo del territorio, ma lo affiancano a un nuovo spazio di conquista, invisibile e globale: il cyberspazio. È qui che costruiscono affari, relazioni, riciclaggi e nuove forme di intimidazione, sfruttando vulnerabilità tecnologiche e sociali che la società digitale porta con sé. Le mafie non sono realtà immobili; sono organismi flessibili che sopravvivono proprio grazie alla loro capacità di adattamento. Se il Novecento è stato il secolo dei traffici di droga, del controllo territoriale e della corruzione politica, il Ventunesimo è quello in cui la criminalità organizzata integra competenze tecniche, hacker professionisti e piattaforme digitali.
Oggi assistiamo a tre grandi cambiamenti: Dematerializzazione delle attività criminali: transazioni, comunicazioni e logistica passano online. Internazionalizzazione: le mafie operano senza confini, con partner e vittime distribuiti globalmente. Mimetizzazione: online, l’identità criminale può diventare quasi irrintracciabile, proteggendo mandanti e intermediari. La distinzione tradizionale tra hacker solitari e mafie territoriali non regge più. Le organizzazioni criminali hanno capito che il cyberspazio è un nuovo “monopolio” da conquistare e oggi investono in:
• Ransomware e attacchi informatici
Gruppi mafiosi stipulano accordi con gang cybercriminali che forniscono malware “chiavi in mano”.
Gli attacchi colpiscono aziende, ospedali, banche e infrastrutture critiche: non è solo un furto, ma un'estorsione tecnologica.
• Deep web e traffici digitali
Il web sommerso è diventato un mercato globale per: · droga, armi, identità rubate, carte di credito clonate, documenti falsi. Molti marketplace illegali mostrano una struttura identica a quella del commercio legale: liste di fornitori, recensioni, customer care, sistemi di protezione degli acquirenti. Una logica mafiosa perfettamente integrata al modello e-commerce.
• Criptovalute e riciclaggio digitale
Le criptovalute non sono anonime quanto spesso si crede, ma permettono comunque di frammentare, occultare e trasferire capitali rapidamente.
Il riciclaggio avviene tramite: mixing services (che confondono le transazioni), NFT e opere digitali, giochi online e casinò virtuali, microtransazioni ripetute per spezzare i flussi. Un riciclaggio più complesso da tracciare e molto più veloce di qualsiasi operazione bancaria tradizionale. Un fenomeno criminale sempre più visibile è l’uso dei social come strumenti di costruzione dell’immagine mafiosa. Alcuni clan mostrano: ricchezze, auto di lusso, armi, stili di vita “vincenti”.
È una strategia comunicativa che mira soprattutto ai più giovani: una sorta di marketing criminale che produce consenso e aspirazione.La mafia 3.0 costruisce identità, recluta, manda messaggi di forza senza sparare un colpo.Oggi le mafie non cercano più solo giovani pronti alla violenza, ma figure ibride: esperti informatici, manipolatori digitali, creatori di contenuti illegali, consulenti finanziari tecnologici. Il reclutamento avviene tramite chat criptate, forum chiusi e gruppi Telegram difficili da infiltrare. Il confine tra criminalità organizzata e cybercriminalità sta sfumando. Ogni dispositivo connesso è un possibile punto d’ingresso per un attacco mafioso: dalle videocamere domestiche ai sistemi di controllo industriale. La sicurezza non è più solo fisica: è digitale, algoritmica, comportamentale.
Le principali debolezze attuali sono: scarsa cultura della sicurezza informatica,· aziende impreparate,· pubblica amministrazione spesso obsoleta, cittadini inconsapevoli dei rischi, un’enorme quantità di dati personali facilmente reperibili.
Per le mafie, tutto ciò rappresenta una miniera d’oro.Le forze dell’ordine hanno dovuto rivoluzionare il proprio approccio. Non basta più un’indagine sul territorio: servono analisti digitali, tracciamento di criptovalute, intercettazioni su piattaforme criptate, collaborazione internazionale.
Tra le strategie emergenti troviamo: infiltrazioni digitali nei marketplace illegali, cooperazione con centri di cybersecurity privati, intelligenza artificiale per tracciare flussi sospetti, unità specializzate anti-ransomware.
La lotta è sempre più tecnologica, veloce e globale. Le mafie non sono scomparse: si sono evolute.
Il cyberspazio non ha cancellato il controllo del territorio, ma lo ha amplificato.
Il potere mafioso oggi si misura non solo in strade occupate o aziende estorte, ma in server compromessi, dati rubati e capitali movimentati senza lasciare traccia. La sfida contemporanea è duplice: comprendere la metamorfosi del fenomeno mafioso, sviluppare una cultura digitale collettiva che renda la società meno vulnerabile. La mafia del futuro non userà solo la forza: userà soprattutto la connessione.
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