di RITA TULELLI
La violenza di genere è una delle piaghe più diffuse e devastanti del nostro tempo, ma non è un fenomeno isolato. Essa è il risultato di un sistema culturale profondamente radicato, che trae linfa vitale dal patriarcato. La cultura patriarcale, fondata su una struttura di potere che privilegia gli uomini rispetto alle donne, è il terreno fertile su cui nascono e si perpetuano discriminazioni, disuguaglianze e violenze. La violenza contro le donne non è solo fisica, ma anche psicologica, economica e simbolica. Si manifesta sotto forma di aggressioni domestiche, molestie sul luogo di lavoro, controllo economico e perfino nella narrazione culturale che marginalizza o stereotipa le donne. Spesso, queste forme di violenza sono giustificate o minimizzate in nome di tradizioni e valori culturali che relegano le donne a ruoli subordinati. In molte società, la violenza di genere viene normalizzata attraverso frasi come "è sempre stato così" o "sono questioni private". Queste convinzioni, rafforzate da generazioni di educazione patriarcale, contribuiscono a un circolo vizioso in cui le donne vittime di violenza si trovano senza sostegno, stigmatizzate e isolate. Uno dei principali ostacoli all’emancipazione femminile è rappresentato dai retaggi culturali.
Questi ultimi definiscono ancora in molte parti del mondo cosa "una donna può o non può fare". Ad esempio, in alcune culture, le donne sono viste come custodi della casa e della famiglia, mentre il ruolo pubblico e decisionale è riservato agli uomini. Questa dicotomia non solo limita le opportunità lavorative e educative delle donne, ma contribuisce anche a mantenere un’idea di inferiorità sociale. Il patriarcato non si manifesta solo in società tradizionali o in paesi con legislazioni arretrate; è presente anche nei paesi più moderni, sebbene in forme più subdole. Il cosiddetto "soffitto di cristallo" che impedisce alle donne di raggiungere posizioni di leadership è una dimostrazione concreta di come i retaggi culturali patriarcali siano profondamente radicati anche nelle economie avanzate. Un altro aspetto fondamentale è la rappresentazione delle donne nella cultura popolare e nei media. Film, pubblicità, programmi televisivi e perfino libri di testo scolastici spesso rafforzano stereotipi di genere che vedono le donne come fragili, emotive o incapaci di decisioni autonome. Queste narrazioni contribuiscono a perpetuare l'idea che la sottomissione sia una condizione naturale, alimentando una cultura del silenzio che protegge i perpetratori di violenza.
Per sradicare la violenza di genere e superare la cultura patriarcale, è necessaria una trasformazione culturale profonda. Questo richiede un impegno collettivo che coinvolga famiglie, scuole, media, istituzioni religiose e governi. Educare le nuove generazioni al rispetto e all’uguaglianza di genere è il primo passo per interrompere la trasmissione intergenerazionale del patriarcato. Le politiche pubbliche devono inoltre andare oltre la repressione della violenza, affrontando le cause profonde. Investire in programmi di educazione, sensibilizzazione e sostegno alle donne è essenziale per promuovere un cambiamento sistemico. La cultura patriarcale non è un destino ineluttabile, ma una costruzione sociale che può essere decostruita. Per farlo, occorre il coraggio di mettere in discussione le tradizioni, di rifiutare la violenza in tutte le sue forme e di costruire una società in cui donne e uomini possano vivere liberi da pregiudizi e discriminazioni. Solo abbattendo i retaggi culturali che alimentano il patriarcato, possiamo sperare in un futuro di vera emancipazione femminile, in cui le donne non siano più vittime, ma protagoniste della propria vita e del progresso collettivo.
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