Umg, terza edizione del congresso sulla chirurgia vascolare: innovazione senza perdere l’etica della cura

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Il prof. Raffaele Serra

  04 dicembre 2025 16:33

All’Università Magna Graecia di Catanzaro, dal 12 al 13 dicembre 2025, torna il Congresso internazionale sulla chirurgia vascolare. Per il terzo anno consecutivo, l’ateneo ospita un appuntamento che si conferma punto di riferimento scientifico nazionale e internazionale. A guidarlo è ancora una volta il professore Raffaele Serra, responsabile scientifico dell’evento insieme al dottor Davide Costa, che in questa edizione punta a un approccio ancora più integrato e multidimensionale.

La visione del congresso, spiega Serra, si fonda sulla necessità di superare la frammentazione tradizionale della disciplina, integrando tre dimensioni che troppo spesso vengono considerate separatamente: la clinica, la ricerca biotecnologica e le medical humanities. Un’impostazione che tocca tutti i distretti vascolari — arterioso, venoso e linfatico — e che, secondo il professore, permette di guardare alle malattie vascolari come a fenomeni complessi. “Le malattie vascolari non sono solo un problema biologico, ma coinvolgono aspetti psicologici, sociali, etici e culturali” spiega infatti.

Il motto scelto per l’edizione 2025, From medical humanities to new biotechnologies, sintetizza la direzione del congresso, che non rinuncia al valore umano della cura nemmeno di fronte a un’accelerazione tecnologica senza precedenti. Serra sottolinea infatti come oggi la medicina viva una fase di trasformazione rapida. “Stiamo assistendo a un'accelerazione senza precedenti nel campo delle biotecnologie, dell'ingegneria tessutale, dell'intelligenza artificial - per questo, sostiene - è indispensabile uno spazio di confronto interdisciplinare”. Le medical humanities, aggiunge, offrono strumenti essenziali perché “aiutano a comprendere la malattia non solo nei suoi aspetti clinici, ma nella sua dimensione esistenziale: la fragilità, il dolore cronico, la paura dell'intervento, la gestione a lungo termine”.

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Sul fronte dell’innovazione, il congresso porterà in discussione alcune delle tecnologie più avanzate oggi allo studio. “Verranno presentati biomateriali intelligenti, scaffold bioriassorbibili, piattaforme di medicina rigenerativa basate su extracellular vesicles e approcci di ingegneria genetica per la modulazione dei pathway responsabili di aterosclerosi, aneurismogenesi e trombosi”. Tra i temi anche nanotecnologie per la somministrazione selettiva dei farmaci, sistemi di chirurgia aumentata, imaging multimodale e modelli computazionali personalizzati. L’obiettivo, chiarisce Serra, è mostrare “come queste innovazioni stiano trasformando la chirurgia vascolare da disciplina prevalentemente meccano-correttiva a piattaforma terapeutica biologica personalizzata e predittiva”.

Eppure, nonostante la spinta tecnologica, il professore richiama alla prudenza. “L’innovazione tecnologica è fondamentale, anche con le nuove applicazioni endovascolari - evidenzia Serra - ma se non viene accompagnata da una riflessione umana ed etica rischia di creare distanza tra i curanti e i pazienti”. Per questo, il programma alterna keynote internazionali di alto profilo a momenti dedicati alla relazione medico-paziente, all’aderenza terapeutica e all’impatto sociale delle malattie croniche.

Elemento cardine della terza edizione sarà anche la dimensione internazionale. “La collaborazione internazionale permette di confrontare modelli organizzativi diversi e contribuisce ad arricchire il dibattito scientifico”, afferma Serra, ricordando come l’UMG abbia sempre investito fortemente nei progetti di internazionalizzazione e nell’apertura verso altri sistemi sanitari.

Il messaggio che il congresso intende lasciare va oltre la specializzazione. “La cura vascolare del futuro richiede tecnologie avanzate e competenze cliniche solide, ma anche attenzione al contesto sociale del paziente”. E conclude con una visione chiara: “Se i partecipanti torneranno nella loro pratica quotidiana con una prospettiva più integrata, avremo raggiunto il nostro obiettivo”.

Catanzaro si prepara così a ospitare un congresso che mette al centro la scienza, sì, ma senza rinunciare alla dimensione umana che ne costituisce il senso più profondo.


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