Vacanze di Natale? Un lusso per i fuorisede calabresi

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  11 dicembre 2025 15:12

di CARLO MIGNOLLI

C’è davvero diritto allo studio quando per tornare a casa a Natale servono cifre da capogiro? È possibile parlare di “libertà di scelta” se un fuori sede deve mettere da parte metà dello stipendio o della borsa di studio per abbracciare la propria famiglia? E soprattutto: ha senso che la Costituzione, all’articolo 34, garantisca il diritto allo studio, se poi chi lo esercita è costretto a fare i conti con tariffe proibitive?

Sono domande che, in questi giorni, si stanno facendo migliaia di studenti e lavoratori calabresi sparsi per l’Italia. Ragazzi che hanno lasciato la propria regione per studiare o lavorare, ma che durante le festività desiderano una cosa semplicissima: tornare a casa. Quest’anno, ancor più degli anni scorsi, il ritorno a casa sembra un lusso da ricchi.

Prezzi da capogiro, anche mesi prima

Prendendo come riferimento il 20 dicembre, la situazione dei collegamenti da Milano a Lamezia Terme (solo andata) è quasi surreale. I voli per quella data raccontano un quadro che ha dell’incredibile: Ryanair propone un biglietto da 247,27 euro, peraltro solo con un piccolo bagaglio a mano; mentre ITA Airways arriva a chiedere 499,12 euro per il volo diretto e addirittura 659,78 euro per un itinerario che richiede due scali e oltre otto ore di viaggio.

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Sul fronte dei treni la musica non cambia: viaggiare con Italo significa spendere 159 euro, mentre un Frecciarossa può arrivare a costarne 194. Neppure autobus e passaggi condivisi offrono un reale sollievo: Itabus sfiora i 120 euro, Flixbus supera i 146, e perfino un passaggio su BlaBlaCar si aggira intorno ai 90 euro.

Il punto è che tutto ciò non ha nulla a che vedere con il “prenotare tardi”, come molti ripetono ogni anno. Anche chi ha provato a bloccare un posto mesi fa ha trovato prezzi praticamente identici. Non è una questione di furbizia o previdenza: il sistema è ingolfato, e i fuorisede lo pagano sulla propria pelle.

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Il paradosso: conviene fare scalo a Cracovia

Tra i paradossi più assurdi emersi in queste settimane ce n’è uno che sembra inventato da un comico, ma è realtà: in alcuni casi, prenotare un volo Milano-Lamezia con scalo a Cracovia costa meno rispetto al volo diretto. In pratica, per risparmiare, uno studente calabrese dovrebbe sorvolare mezza Europa invece di percorrere poco più di mille chilometri. Un paradosso che racconta più di mille statistiche quanto sia complicato, e spesso costoso, mantenere un legame con la propria terra.

Del tema si è parlato anche in televisione. Durante la puntata di “Che Tempo Che Fa” del 7 dicembre 2025, Luciana Littizzetto ha affrontato la questione con la sua ironia pungente, mettendo in luce una contraddizione che fa ridere solo per non piangere: non è possibile che un fuorisede debba scegliere tra un volo da cinquecento euro o un viaggio interminabile tra scali internazionali per tornare a casa a Natale. Dietro le battute, l’urgenza del messaggio era evidente: questa situazione non è sostenibile, né logica, né tantomeno equa.

Questi prezzi folli non sono solo una voce di spesa: diventano un ostacolo sociale, emotivo, umano. Significano feste trascorse lontano dalla famiglia, rinunce dolorose, e la sensazione crescente che le proprie radici siano sempre più difficili da raggiungere. Gli studenti e i lavoratori fuori sede non chiedono privilegi, ma qualcosa di molto più semplice: che tornare a casa non diventi un’impresa proibitiva.

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Un Paese unito…solo sulla carta?

Questa vicenda non riguarda solo la Calabria, ma l’intero Sud Italia. Finché tornare a casa per Natale sarà un lusso, sarà difficile parlare davvero di un Paese che garantisce il diritto allo studio, al lavoro e alla famiglia.

A meno che non si voglia trasformare la domanda più semplice del mondo - “Quando torni a casa?” - in un esercizio di calcolo economico sempre più difficile da sostenere.


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