È davvero impossibile che in Italia possa affermarsi una narrazione della Calabria che separi i fatti dagli stereotipi? Si è aperta con questo quesito la seconda giornata del Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia. Un interrogativo affrontato nel corso dell’incontro dal titolo “La Calabria nell’informazione nazionale: ribaltare il punto di vista”, su cui si sono soffermati il giornalista di Repubblica e scrittore Giuseppe Smorto; il direttore editoriale di LaC e direttore generale di Pubbliemme Maria Grazia Falduto; ed i giornalisti Paola Bottero e Alessandro Russo, quest’ultimo direttore di SUDeFUTURI magazine.
Prendendo spunto dalle riflessioni di Smorto contenute nel suo libro “A Sud del Sud”, si è così articolata una interessante discussione sul ruolo della Calabria nei media e sul ruolo dei media nel dipingere una Calabria troppe volte marchiata con etichette. Emblematico un aneddoto raccontato da Russo: «Quest’estate il sindaco di Venezia è venuto in vacanza nella jonica, ed alla domanda su cosa l’avesse colpito della Calabria ha risposto: ah, mi hanno fatto lo scontrino ovunque. Come se qua fosse normale il contrario, come se fossimo tutti impostori ed evasori».
La Falduto ha raccontato ai ragazzi degli istituti superiori vibonesi presenti in sala la sua storia personale, dagli studi compiuti a Milano alle prime esperienze lavorative al Nord, fino alla creazione del network calabrese LaC Tv. «È necessario partire da noi stessi e dai nostri comportamenti per invertire l’immagine, e per raccontarci in maniera differente. In tutto questo - ha aggiunto il dg di Pubbliemme - le nostre eccellenze giocano un ruolo fondamentale, solo se pensiamo in grande possiamo imporre una nuova narrazione calabrese, ed è quello che intendiamo fare col network LaC».
Paola Bottero, piemontese di nascita e «calabrese d’adozione», ha evidenziato la grande contraddizione di una terra che «ti entra dentro, ti ama ma allo stesso tempo ti respinge». E dunque come fare? «Forse - ha affermato la Bottero - dovremmo cercare di guardarla uscendo e rientrando, capendo con distacco ciò che non va, iniziando a risolverlo e poi a raccontarlo».
Una strada forse obbligata ma di certo non facile, come ha avuto modo di sottolineare Smorto. «A volte - ha aggiunto il giornalista e scrittore - ci imbattiamo in miopia e campanilismo che frenano la nostra crescita. Si ha difficoltà a fare rete, e spesso è la politica a mettersi di traverso». A supporto della tesi, l’autore di “A Sud del Sud” ha raccontato della partnership tra le Università di Cosenza e Catanzaro, che hanno fuso le loro eccellenze per creare la facoltà di Medicina informatica. «Ebbene, subito sono nate scaramucce su chi stesse “rubando” i cervelli, e le facoltà, a chi. Fortunatamente i rettori hanno tirato dritto ed ora abbiamo questo corso di laurea all’avanguardia».
È evidente, ha concluso Russo, che «servirebbe una contro-narrazione di verità per ribaltare il paradigma. Noi siamo orgogliosi di essere calabresi, anche se i media nazionali continuano a considerarci come la Cenerentola». È giunto il momento - la conclusione unanime - di cambiare punto di vista. E fare finalmente, anche nella comunicazione, quel salto di qualità necessario ad abbandonare per sempre gli stereotipi sulla Calabria.
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